Nella cornucopia dei vitigni autoctoni italiani, il Montepulciano è forse il più travisato e misconosciuto. Perfetto “cavallo da tiro”, per decenni ha garantito copiose produzioni ai viticoltori e ha rimpolpato il corpo troppo magro e il colore scarico di tanti vini rossi del Nord della penisola dal nome ben più noto. Ancora adesso, non tutti apprezzano adeguatamente la profondità e l’eleganza che questa varietà può sfoggiare, in personalissime interpretazioni dei rispettivi territori. Nel Conero, le brezze provenienti dal mare si incuneano dietro l’omonimo promontorio garantendo un microclima affatto particolare: caldo di giorno, ma non parco di frescura notturna, con una ventilazione propedeutica alla perfetta sanità delle uve. Qui la famiglia Chiucconi gioca con le varie espressioni del vitigno, da una disimpegnata bollicina all’immancabile rosato. Nella Riserva, una vinificazione non invasiva, e in ispecie un uso molto misurato del legno, domano la struttura tannica comunque importante di una materia prima selezionata con ammirevole cura. Il genius loci traspare dall’esuberanza fruttata, in zona così diretta e immediatamente godibile su toni di confettura di ciliegia, di prugna e di mora. Al palato questo carattere succoso si distende, in forza di un’acidità ben integrata nella pienezza caratteristica del vitigno. Un vino “finto semplice”, dal prezzo concorrenziale che invoglia alla scoperta.
(Riccardo Margheri)
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