Pierpaolo e Stefano tessono le fila della cantina dalla fine degli anni Novanta, quando hanno preso in mano il timone aziendale successivamente al loro papà, vignaiolo pressoché da sempre (pur se conferitore e non produttore in proprio). Lo fanno, oltretutto, tenendo nella massima considerazione l’attenzione all’ambiente che li circonda: tant’è che anche senza nessuna certificazione ufficiale, i Nostri si sono sempre rifatti a pratiche colturali fatte di diserbo meccanico, di lotta integrata o di confusione sessuale, cercando di rispettare i frutti degli appezzamenti che li riguardano. Fra cui i principali: Moròpio su suolo argillo-tufaceo, Ca’ Coato (argillo-calcareo) e l’ultimo arrivato Persegà, costituito da due ettari acquisiti di recente, anche se a rigor di precisione altri quattro possedimenti si uniscono ai sovramenzionati, comunque situati nel comprensorio classico della Valpolicella. Gli oltre vent’anni di esperienza acquisita si sentono propositivamente e fortunatamente tutti, nella gestione degli Antolini (e pensare che Pier Paolo, prima del ritorno enoico a Canossa, aveva intrapreso la strada dell’agente di commercio): a dimostrarlo arriva proprio questo Moròpio, da un territorio che di solito già sfodera di suo timbri speziati, erbe officinali, china e ferro, oltre a prugna, marasca e ciliegie sotto spirito. È in bocca, però, che stupisce per classe e finezza.
(Fabio Turchetti)
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