A costo di sembrare maleducati - appena versato l'ultimo calice della degustazione - chiedete con gentilezza di farvi accompagnare alla chiesetta in cima alla vigna: la visita a Terrabianca acquista di un significato e una comprensione decisamente più coinvolgente, se vi concedete il tempo di osservarne i locali, il silenzio e la vista da lassù, rinfrescandovi col bosco alle vostre spalle, respirando i movimenti dei tralci a voi di fronte. Da qui, dalla cima della conca che ospita i 12 ettari di Sangiovese, potrete osservare il terreno a macchie biancastre che diede il nome all'azienda e che ne caratterizza i vini; potrete scorgere la cantina in via di ristrutturazione che accoglierà una sezione tutta dedicata all'arte. Potrete farvi raccontare dei programmi di sostenibilità fortemente voluti e attuati in vigna, in cantina ma anche negli uffici; e di come questo progetto coinvolga tutte e tre le tenute toscane: Terrabianca a Radda, appunto; Il Tesoro in Alta Maremma (115 ettari di cui 36 piantati a Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Viognier e Vermentino) e infine Colle Brezza, vera e propria fattoria in Val d'Orcia, dove convivono vigne (a Sangiovese, Malvasia Nera e Colorino), bosco, ulivi, foraggi, legumi e cereali. E mentre ascoltate ed osservate, godetevi questo Sacello 2020, che sa di confetti al lampone, vaniglia ed erbe aromatiche, e si attarda sapido e appagante sulla lingua.
(ns)
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