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ARRIVA IL BRUNELLO FIRMATO FERRAGAMO ... MA A MONTALCINO PER LA STORICA GRIFFE FIORENTINA NON CI SARA' SOLO VINO (CON I MAZZEI PARTNER PER LA COMMERCIALIZAZIONE): PRESTO RELAIS DI LUSSO, CAMPO DI GOLF E SERVIZI TOP PER VIAGGIATORI DI GUSTO

Italia
Massimo Ferragamo

Valorizzazione del territorio, recupero di opere architettoniche, promozione culturale, incremento della capacità recettiva e naturalmente il vino: con queste premesse oggi vernissage del progetto Castiglion del Bosco,
storica azienda agricola di Montalcino acquisita nel 2003 da una cordata di soci italiani e stranieri, guidata da Massimo Ferragamo, e riportata al suo antico splendore attraverso un'attenta operazione di rivalutazione ambientale, architettonica ed agricola di questo antico borgo.

Stando agli addetti ai lavori l'intero progetto (prevede un investimento totale di 20-25 milioni di euro per il restauro e la realizzazione di nuove opere). Oltre a Massimo Ferragamo la nuova compagine prevede anche altri componenti dell'antica
famiglia, nonchè amici storici dello stesso Massimo, come Niccolo D'Afflitto, enologo di fama internazionale (particolarmente impegnato con la Marchesi de' Frescobaldi), e Francesco Mazzei di Fonterutoli che si occuperà della commercializzazione i nuovi vini prodotti dall'azienda (una volta a regime Castiglion del Bosco produrrà 250.000 bottiglie tra Brunello di Montalcino, Rosso di Montalcino e un cru che si chiama Campo del Drago).

Ma, oltre al reimpianto dei vigneto e la costruzione di una nuovissima cantina di 4.000 metri quadrati, il piano di recupero prevede anche l'integrale ristrutturazione del borgo, antica fortificazione medievale risalente al 1200, e delle 21
case coloniche destinate alla ricettività turistica. Il corpo centrale del borgo verrà trasformato in albergo 5 stelle (con 50 stanze, un ristorante di 120 coperti e wine bar), con annesso uno straordinario campo da golf disegnato da Tom Weiskopf, uno dei maggiori architetti del mondo.

La gestione verrà affidata alla Lungarno Hotel, società controllata dalla famiglia Ferragamo, protagonista dell'ospitalità fiorentina con quattro nuovi alberghi. Il vino sarà ispiratore e protagonista assoluto dell'intera struttura con corsi di degustazione e di enologia con training sul campo, una Spa dedicata alla vinoterapia e il Museo del Brunello.

"Il progetto Castiglion del Bosco - spiega Massimo Ferragamo - è basato sulla valorizzazione del territorio e delle risorse locali, rispettando al massimo lo straordinario paesaggio di Montalcino. Al centro di tutto è il Brunello, che rimane la vera anima del progetto attorno a cui ruotano tutte le altre componenti, e che cercheremo di portare ai
massimi livelli qualitativi. Per la struttura turistico-ricettiva, invece, la nostra volontà e di focalizzarla sulle straordinarie risorse locali quali vino, natura, cultura e gastronomia. Gli enti locali hanno condiviso da subito i nostri obbiettivi e, grazie a questa sinergia tra pubblico e privato, si realizzerà un progetto con un impatto estremamente positivo per l'economia locale, mantenendo allo stesso tempo un equilibrio con l'ambiente ed il territorio".

L'operazione avrà un impatto molto positivo dal punto di vista occupazionale con ricadute anche sull'indotto. Nei periodi di punta è prevista un'affluenza di oltre 150 ospiti e, una volta a regime, la struttura offrirà lavoro a più di 200 dipendenti adeguatamente formati attraverso corsi professionali organizzati insieme al Comune e alla Provincia.

Castiglion del Bosco, un'azienda suggestiva

Dominata dalle vestigia di un antico castello edificato alla fine del XII secolo, l'azienda agricola Castiglion del Bosco vanta radici storiche molto lontane ed è una delle realtà più affascinanti di Montalcino e di tutta la Toscana. Poche sono le aziende che possono vantare una storia così antica ed una natura così incontaminata. La tenuta si sviluppa su 1.750 ettari
di bosco, prati, vigne e uliveti, e con i suoi 50 ettari di vigneto atti a produrre Brunello di Montalcino è tra le più grandi aziende produttrici dell'ormai celebre vino rosso. L'attività agricola interessa 400 ettari coltivati a cereali, 11 ettari di oliveti e 53 ettari coltivati a Sangiovese, tutti appartenenti alla Docg Brunello di Montalcino. Grazie alle sue dimensioni Castiglion del Bosco è tra le prime otto aziende produttrici di Montalcino, nonché tra i soci fondatori del Consorzio di Tutela del Brunello di Montalcino. Inoltre, Castiglion del Bosco conserva al suo interno realtà storiche e culturali di grandissimo rilievo: una rocca medievale, un caratteristico borgo e una pieve del XII secolo.

Castiglion del Bosco, storia e arte

Attualmente ridotto allo stato di rudere, il castello di Castiglion del Bosco è documentato fin dal 1208 tra quelli che dovevano pagare un'imposta straordinaria al Comune di Siena. Dopo alcuni passaggi di proprietà e le aspre contese con il Vescovo di Siena che rivendicava diritti su di esso,
nel 1337 divenne proprietà dei Salimbeni. Nella guerra di Siena, il fortilizio fu gravemente danneggiato per aver dato rifugio ad un gruppo di ribelli; oggi rimangono solo il basamento a scarpa e parte della torre medievale in pietra, unica superstite di un più vasto sistema di difesa. Nel suggestivo borgo che contiene anche 18 poderi (in fase di
riassetto), si trovano anche la villa padronale, costruita nel XVIII secolo e una piccola pieve del XII secolo, all'interno della quale è stato riconosciuto, sopra l'altare, un affresco di Pietro Lorenzetti.

Castiglion del Bosco: il progetto di Massimo Ferragamo

A due anni dall'acquisto da parte dell'attuale proprietà Castiglion del Bosco intende portare i propri vini al vertice qualitativi. Un obiettivo ambizioso che richiede tempi lunghi; sono però già iniziati importanti investimenti come la costruzione di una nuova cantina da 4.000 metri quadrati e l'impianto di nuovi vigneti. Inoltre, la direzione viticola è stata affidata alle mani esperte di Niccolò D'Afflitto, uno dei più grandi enologi italiani e un grande conoscitore della viticoltura di Montalcino. La consulenza marketing e commercializzazione è affidata a Francesco Mazzei.

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