I vigneti della tenuta di Artimino, che esistono fin dal tempo degli Etruschi, si dividono su due territori storici: da una parte le colline di Carmignano, amate già da Leonardo da Vinci (qui venne adottato quello che viene considerato il più antico “disciplinare” al mondo, voluto da Cosimo III de’ Medici nel 1716), dall’altra il Chianti Montalbano. Il rosato prende il suo nome da “ruspare”, antico termine toscano che significa “rubare”. Una volta infatti i contadini tenevano per sé il mosto che usciva dai bigonci di legno che portavano in cantina e che, essendo stato per poco tempo a contatto con le bucce, dava origine ad un rosato. Le uve (Sangiovese, Merlot e Cabernet) dopo la pigiatura vengono immesse nella pressa e raffreddate con ghiaccio secco. La macerazione dura solo 2 ore, poi il mosto viene separato e passa in acciaio inox. Nel bicchiere si presenta con un suggestivo color buccia di cipolla (la cifra stilistica di Riccardo Cotarella sono rosati dai toni tenui e delicati, e di conseguenza poco tannici). Al naso fiori bianchi, fragolina e rosa rossa, in bocca risulta fresco, dinamico e accattivante. Un vino facile ma decisamente non banale, da godersi in un aperitivo estivo al tramonto, immersi nella brezza delle colline toscane. Oppure da degustare al ristorante di Artimino, Biagio Pignatta, in cui si possono assaggiare piatti inusuali che affondano le proprie radici nella tradizione culinaria medicea.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024