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Asset economico ma non solo, la quercia da sughero vive la sua rivincita in Portogallo. Grazie alla crescita dei tappi, ma anche alla necessità di rimboscare le aree del Paese colpite dagli incendi del 2017 con una pianta particolarmente resistente

Italia
La quercia da sughero vive la sua rivincita in Portogallo

Il Portogallo si gode la rivincita del sughero, asset economico ma non solo. Finita l’ondata di innovazione che nei primi anni Duemila aveva investito il settore delle chiusure, con il boom dei tappi in silicone e di quelli a vite, capaci di garantire uniformità e pulizia, dal 2010 il più tradizionale sughero ha ripreso a crescere, spinto proprio dalle richieste dei wine lovers. Tanto che nel 2017, secondo i dati della Apcor, l’associazione dei produttori di sughero del Portogallo, primo produttore mondiale, su 18 miliardi di bottiglie di vino prodotte ogni anno due terzi sono chiuse con tappi di sughero, le rimanenti con tappi in silicone o a vite. Risultati che, per il leader del settore Amorim Cork, si traducono in una <>crescita delle vendite, nel 2017, del +9,4%, a quota 702 milioni di euro.

Un bel segnale che, però, va ben al di là dei tappi da vino. , ed in un Paese come il Portogallo, colpito meno di un anno fa da uno degli incendi più devastanti di sempre, la crescita del sughero si riscopre così propedeutica ad una decisa ripresa dell’imboschimento. Il Governo del Primo Ministro Costa, in questo senso, ha un piano ben preciso: espandere l’area occupata da foreste da sughero (oggi a quota 700.000 ettari) di 50.000 ettari in più. Sia perché la quercia è meno infiammabile dell’eucalipto e dei pini, sia perché il mercato del sughero, che nel complesso ha visto le esportazioni a quota 986 milioni di euro nel 2017, continua a crescere, e la previsione, ma anche la speranza, è che continui a farlo per altri 20-25 anni, quando le nuove querce entreranno effettivamente in produzione.

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