Lo scenario paesaggistico, dove si trova il Baglio del Cristo di Campobello, di proprietà della famiglia Bonetta, è, manco a dirlo, di grande fascino. Ma anche l’obiettivo del progetto enologico in questione è affascinante e, specie negli ultimi anni, decisamente raggiunto. Si tratta di affermare il primato del territorio sul vitigno, che poi è la scommessa di chi vuol produrre vini originali, capaci di raccontare al meglio i caratteri del luogo d’origine ed esprimere quel quid in più che definisce la grandezza di un vino. Trenta ettari di vigna, per una produzione media di 300.000 bottiglie, nella Sicilia agrigentina, ad appena 8 chilometri dal mare che non manca di inviare i suoi influssi benefici, e che poggiano su terreni profondi, calcarei e gessosi, tra i 230 e i 270 metri d’altezza. In queste condizioni anche i bianchi riescono ad esprimersi molto bene, come nel caso dell’Adènzia, riuscito mix di Inzolia e Grillo, un vino di spiccata aromaticità e finezza, capace di raggianti profumi che spaziano dalle erbe aromatiche alla foglia di pomodoro, passando per cenni agrumati (limone) e nitidi ricordi di susina, pesca bianca e mandorla fresca. Anche la bocca è su questo registro e alterna buone sensazioni dolci ad altre più rinfrescanti e acide, che via via si fanno più intense, per arrivare ad un finale dalla importante nota salina, quasi salmastra. Un bianco tutto da bere di solida caratura.
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