Da contadini - mandati nei primi del Settecento a Villagrande dal Vescovo di Catania, per trasformare in giardino fertile la nera terra vulcanica di Milo - a Baroni, nominati nel 1727 dal Re di Napoli: è così forte e antico il legame della famiglia Nicolosi Asmundo con le pendici dell’Etna, da arrivare fino ai giorni nostri: con le prime vinificazioni separate fra bianchi e rossi del bisnonno Paolo Nicolosi negli anni Settanta; con la stesura nel 1968 del disciplinare della Doc Etna da parte del padre docente enologo Carlo Nicolosi Asmundo; con l’attuale gestione di Marco Nicolosi Asmundo, che si è preso carico di una storia lunghissima e la sta traghettando attraverso le nuove sfide climatiche con una gestione sostenibile e biologica (dal 1989). Siamo a Milo, quindi: qui - a 700 metri di altezza, fra il mare profondo e la ripida montagna - piove molto più che nel resto della Sicilia e d’inverno le temperature rigide possono mettere paura anche alla vite. D’estate il caldo non eccede e in autunno le escursioni termiche si fanno ben marcate. Siamo sul versante Est del vulcano, vocato per i bianchi che infatti - solo qui - possono fregiarsi della menzione “Superiore”. Come il vino di questa etichetta, versione 2022: intensamente profumato di mandorle e ginestra, melone e pesca bianca, ampio e caldo sia al naso che in bocca, dove si distribuisce ricco di polpa glicerica e minerale, fresco e persistente.
(ns)
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