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BARONE RICASOLI (CASTELLO DI BROLIO) E ANTINORI NELLA TOP TEN DELLE AZIENDE FAMILIARI PIÙ ANTICHE DEL MONDO STILATA DALLA RIVISTA USA "FAMILY BUSINESS"

Italia
Il Castello di Brolio della Famiglia Ricasoli

Barone Ricasoli e Antinori sono rispettivamente al quinto e al decimo posto della speciale classifica stilata dalla rivista statunitense “Family Business”, magazine specializzato nell’analisi delle aziende familiari più antiche del mondo, con focus principale sui problemi di successione, quando nel passaggio tra padre e figli c’è il rischio di una non-continuità. Una classifica così originale non rappresenta il risultato della ricerca di un fantomatico elisir di lunga vita di queste particolari aziende, quanto un’attenta analisi delle cause dei loro successi, cresciuti su radici spesso artigianali, ma capaci di garantire la ribalta internazionale.
Un terreno di studio sul quale sta crescendo una vera e propria teoria economica sulla sopravvivenza delle aziende di generazione in generazione, che non è poi così garantita, in un momento storico in cui le dinamiche del capitalismo passano sempre più spesso da bancarotte, acquisizioni e fusioni. John Davis (Harvard Business School) in procinto di pubblicare un libro sulla capacità delle imprese di resistere nel tempo spiega: “Alla fine di ogni generazione le aziende familiari devono aver costruito una riserva di fiducia, orgoglio e soldi che possa garantire alla generazione successiva la continuità del business e lo spirito familiare”.
La storia dei Ricasoli prende le mosse nel lontano VII secolo, quando la casata discende in Italia al seguito dei longobardi. La fedeltà verso Firenze li rese una delle famiglie feudatarie più potenti del Valdarno e del Chianti, tanto che la Repubblica di Firenze donò ai Ricasoli i terreni e lo stesso Castello di Brolio (sec. XII), che da allora diventò il “quartier generale” della famiglia. Fino alla fine del ‘400, i Ricasoli ricoprirono incarichi militari e politici, alternandoli alle prime attività agricole, che nei secoli successivi diventarono progressivamente il loro “core business” a partire dalla produzione di vino. Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, il Barone “di ferro” Bettino Ricasoli inventò la prima formulazione dell’uvaggio che sarebbe diventato il Chianti, alla quale oltre un secolo più tardi si ispirava ancora il disciplinare di produzione in vigore fino a tutti gli anni ’90. La formula di quell'assemblaggio di uve prevedeva la necessaria presenza del Sangiovese, e, si badi bene, solo nel caso in cui si fosse desiderato un vino più "leggero", la possibile aggiunta dei vitigni a bacca bianca. Bettino Ricasoli seguì con costanza le proprietà agrarie, che rimasero al centro dei suoi interessi anche quando gli impegni politici lo videro primo ministro dell’Italia unita dopo Cavour. Fu da allora che il Castello di Brolio diventò un vero e proprio simbolo del vino toscano in Italia e nel mondo. Passato prima in mani americane, poi australiane, e questa è storia degli ultimi venti anni, il marchio dalla famiglia Ricasoli diventò sinonimo di produzione di vino in grande serie. Investimenti miliardari e grandi progetti, sempre però poco chiari, ne determinarono una progressiva “industrializzazione” forzata, che significò la crisi e il declino del Castello di Brolio. Una crisi che, nel 1992, sfociò nella liquidazione dell’azienda (alla quale seguì addirittura una occupazione da parte dei lavoratori). Nel 1993, Francesco Ricasoli, trentaduesimo Barone di Brolio, fino ad allora attivo nel mondo della fotografia e della pubblicità, prese la decisione di riacquistare il marchio (le vigne erano rimaste sempre di proprietà della famiglia) e di ricominciare a far vino in prima persona. Da allora una brusca inversione di tendenza: breve rincorsa (superata anche con l’aiuto della famiglia Mazzei, a fianco di Francesco Ricasoli nella rinascita della Barone Ricasoli SpA), per riguadagnare il tempo perduto rispetto agli altri produttori che ormai già godevano del rilancio qualitativo della produzione toscana e riposizionamento del marchio Ricasoli nell’elite della produzione del Chianti Classico. Oggi, i vigneti di Brolio si estendono per 240 ettari a fronte di una superficie totale di 1200 ettari, estesa tra Gaiole in Cianti e Castelnuovo Berardenga. La produzione annuale di bottiglie e di quasi 2 milioni di pezzi.
La famiglia Antinori si occupa di produzione vinicola dal 1385, da quando Giovanni di Piero Antinori si iscrisse all'Arte dei Vinattieri. Da allora, sempre più importante diventerà per la famiglia l'impegno nella produzione e nella commercializzazione dei vini che già nel cinquecento cominciarono ad essere conosciuti da diversi clienti anche fuori dall'Italia. Il vino resterà l'attività principale della famiglia e nel 1898, con la fondazione della Fattoria dei Marchesi Lodovico e Piero Antinori i possedimenti e le aziende agricole verranno trasformate in una vera e propria impresa moderna e organizzata. A fondarla sono i due figli del marchese Niccolò, diretto discendente di quel Niccolò che nel 1506 aveva acquistato Palazzo Antinori, tuttora sede principale dell’azienda. Da 26 generazioni (quasi sette secoli), la famiglia Antinori ha sempre gestito direttamente questa attività ed oggi la società è diretta dal Marchese Piero Antinori e le sue figlie Albiera, Allegra ed Alessia, ricoprono ruoli strategici in seno all’organizzazione aziendale, rinnovando la continuità di questa famiglia nel mondo del vino italiano ed internazionale. Brevissimo il periodo in cui gli Antinori non ha controllato direttamente tutta quanta l’azienda: dal 1982 al ‘90 la famiglia fu costretta a cedere una parte dell'azionariato ai birrai inglesi della Whitebread. Si trattava più o meno di un matrimonio d'interessi, senza amore e quindi destinato ad esaurirsi. Il divorzio c'è stato quando gli Antinori hanno superato le loro difficoltà, complice il successo di un vino che divenne di moda in brevissimo tempo: il Galestro. Attualmente, Antinori conta su una ventina di aziende vitivinicole per un’estensione vitata di circa duemila ettari, compresi i tenimenti in California e in Ungheria, e copre quasi tutte le zone di pregio della Italia enoica, dalla Toscana all’Umbria, dal Piemonte alla Franciacorta fino ad arrivare in Puglia, per un potrenziale produttivo che si aggira sui 16 milioni di bottiglie all’anno.
La classifica di “Family Business”
1. Kongo Gumi (anno di nascita: 578; nazione: Giappone; settore: Costruzioni)
2. Hoshi Ryokan (anno di nascita: 718; nazione: Giappone; settore: Costruzioni)
3. Château de Goulaine (anno di nascita: 1000; nazione: Francia; settore: Ospitalità)
4. Fonderia Pontificia Marinelli (anno di nascita:1000 (circa); nazione: Italia; settore: Fonderia)
5. Barone Ricasoli (anno di nascita: 1141; nazione: Italia; settore: Produzione vino)
6. Barovier & Toso (anno di nascita: 1295; nazione: Italia; settore: Cristalleria)
7. Hotel Pilgrim Haus (anno di nascita: 1304; nazione: Germania; settore: Ospitalità)
8. Richard de Bas (anno di nascita: 1326; nazione: Francia; settore: Cartiera)
9. Torrini Firenze (anno di nascita: 1369; nazione: Italia; settore: Oreficeria)
10. Antinori (anno di nascita: 1385; nazione: Italia; settore: Produzione vino)

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