È intrigante la storia di un francese innamorato del vino, ma anche della Spagna, che nel 1994 decide che le sue due passioni non possono più vivere sparate. Con il supporto complice di Beatrice Lurton punta la Rueda, terra di bianchi e di uve Verdejo come varietà dominante, sceglie una donna per enologo (Marta Baquerizo è in azienda dal 1999) e nel 2000 chiama dalla Francia un architetto di classe, Vincent Defos du Rau, perché gli costruisca la cantina dei sogni. In vigna si vota deciso al biologico e - fiancheggiato dal figlio Jean, volitivo e appassionato quanto lui - lavora certosinamente sulla qualità nelle 22 parcelle diverse che compongono il mosaico vitato da cui, con rese premeditatamente minime (sotto i 35 ettolitri per ettaro!) ricava i due vini in produzione: il più fresco e croccante Quinta Apolonia e il Belondrade y Lurton, bandiera della casa, mezzofondista - fermentato con lieviti autoctoni - che trae la sua spina dorsale e la sua complessità da un passaggio misurato in barrique e da una lunghissima sosta sulle fecce fini, ed è destinato a dare il suo meglio dopo alcuni anni dalla vendemmia a ad esprimersi in un felice, lungo tragitto in bottiglia. Ha profumi variegati e sorprendenti, con le ampie note fruttate screziate di aneto e di nocciola fresca, e in bocca ha presa intensa e seria, con un impatto che si intuisce avviato ad affusolarsi e distendersi nel tempo.
(Antonio Paolini)
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