La Tenuta di Bibbiano - oggi 30 ettari vitati a biologico per una produzione di 140.000 bottiglie – inizia il suo percorso viticolo a partire dal 1942, quando un giovanissimo Giulio Gambelli cominciò a lavorare nella cantina di Castellina in Chianti, seguendola poi per 65 vendemmie. Tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso un primo consolidamento. Si trattava di un’epoca pionieristica per l’areale del Chianti Classico e lo era soprattutto se guardiamo a quegli anni dal punto di vista della qualità. A Bibbiano però quell’obbiettivo non fu mai perso di vista e la cantina seppe costruire per i propri vini uno stile coerente, tuttora ben leggibile, caratterizzato da una cifra stilistica nel solco della continuità che ne ha percorso l’intera storia. Attualmente, a guidare la cantina c’è Tommaso Marrocchesi, che ha rispettato l’approccio aziendale classicheggiante del passato, introducendo solo opportune varianti produttive, di marketing e commerciali. L’azienda si trova nella parte meridionale dell’Unità Geografica Aggiuntiva di Castellina in Chianti, un’areale generoso da cui si ottengono Sangiovese solidi e dal tocco mediterraneo fin dalle etichette alla base della piramide produttiva aziendale. Come nel caso del Chianti Classico 2022, dai profumi di frutti rossi maturi e erbe aromatiche ad anticipare un sorso sfumato, tendenzialmente sapido e ordinato, dall’allungo finale ben riuscito.
(fp)
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