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Bitcoin, ecco la prima cantina italiana che apre alla moneta virtuale per vendere i suoi vini: è “47 Anno Domini”, in Veneto. Ma non è una novità assoluta nel mondo del vino: in California, Nuova Zelanda e Canada esperienze già dal 2013

La “criptovaluta” Bitcoin, dopo aver invaso per mesi le prime pagine dei giornali, rompe il ghiaccio dell’e-business enoico italiano e convince la prima cantina ad essere utilizzata come moneta di scambio per i suoi prodotti. L’azienda è “47 Anno Domini” di Roncade, che ha deciso di investire nel Bitcoin perché “avrà un grande futuro e quindi vediamo solo opportunità dove gli altri vedono rischi”, come ha dichiarato il presidente Cristian Tombacco. I pagamenti avverranno tramite Wallet app e QrCode con un sistema informatico italiano e di proprietà dell’azienda, la quale sarà assistita da Triveneto Servizi, società veneziana specializzata nell’assistenza alle aziende per la diffusione della moneta virtuale.
La novità è solo italiana, perché all’estero già ci sono, dal 2013-2014, cantine che hanno intrapreso questo nuovo modo di fare affari con strumenti virtuali: da Mondo Cellars in California, a Rollingdale in Canada, a Pyramid Valley Vineyards in Nuova Zelanda, per fare alcuni esempi (https://goo.gl/oH6Fnp).

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