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PRIME IMPRESSIONI

Bordeaux, la 2020 secondo le grandi firme della critica enoica mondiale

Dopo gli assaggi, il giudizio di Galloni, James Suckling, Lisa Perotti-Brown e Jancis Robinson: annata complessa nel segno della Rive Droite

Annata complessa, la 2020 a Bordeaux, ma qualitativamente all’altezza delle ultime due, eccezionali, la 2018 e la 2019. Meglio i Merlot dei Cabernet, con la Rive Droite, nei giudizi della critica, che surclassa la Rive Gauche, che ha leggermente sofferto le abbondanti piogge di agosto, arrivate dopo una primavera particolarmente piovosa, che ha portato ad una certa pressione delle muffe sul vigneto di Bordeaux. La lunga estate calda che è seguita ha, invece, portato sui binari giusti l’andamento stagionale di un’annata che, in cantina, non è così distante da vendemmie ottime come la 2016, la 2018 e la 2019. La produzione, invece, è stata quantitativamente inferiore del 10% sulle due vendemmie precedenti, a causa proprio del caldo eccessivo, gestito comunque alla grande dai vigneron di Bordeaux, tanto che alla fine, nelle prime impressioni delle principali firme del vino (Antonio Galloni di Vinous, James Suckling, Lisa Perotti-Brown by The Wine Advocate e Jancis Robinson), quelle che, con i loro voti, contribuiscono in maniera decisiva al successo sul mercato dell’annata e delle singolo etichette, anche in termini di prezzo, ricorre spesso il termine “classico”, in riferimento ad un’annata che ricorda i Bordeaux di qualche decennio fa, con una certa fiducia rispetto al potenziale che sapranno esprimere in futuro i 2020.
Non ci sono vini perfetti, capaci cioè di raggiungere i 100/100 sin dal primo assaggio da botte, ma diverse che potrebbero arrivarci una volta pronti. Come detto, meglio la Rive Droite della Gironda, con Saint Emilion e Pomerol sugli scudi, mentre sulla Rive Gauche sorprende, positivamente, Pessac-Léognan. A sfiorare la perfezione, ed a mettere d’accordo buona parte della critica, sono Haut Brion e Trotanoy, ma benissimo fanno anche Angelus, Canon, Fleur Petrus, Margaux, Mouton Rotschild, Pavie, Smith Haut Lafitte, e Vieux Chateau Certan. Particolarmente “generoso” il giudizio di James Suckling, che ha dato un punteggio di 99-100 a ben 10 vini diversi. “È la terza annata negli ultimi dieci anni per numero di vini al top, ed in media una di quelle con i punteggi medi più alti dalla mia prima en primeur, nel 1983. Dei 1.302 vini assaggiati, il 91,6% ha un potenziale di 90 punti o più, ed il 14% superiore ai 95 punti”.
A livello stilistico, la 2020 conferma la capacità dei vignaioli di Bordeaux di interpretare al meglio anche le annate più calde, restituendo vini con gradazioni più basse del solito e profili ancora più eleganti. “Un ritorno agli anni Ottanta, ma in modo moderno. Ci sono Merlot a volte impeccabili, specie a Pomerol, che ho preferito su tutte, ma tre dei dieci vini che secondo me sono al top arrivano da Pessac-Léognan”, ha scritto James Suckling nel suo report pubblicato dal Liv-ex. Per capire se la 2020 sarà all’altezza della 2019 bisognerà aspettare che arrivi in bottiglia, ma sin da ora “si può dire che sia migliore della 2018, mi auguro che i prezzi restino ragionevoli, dopo la campagna dello scorso anno, difficile ma alla fine rivelatasi un successo”, chiosa Suckling.
Per Antonio Galloni, le interpretazioni migliori della 2020 di Bordeaux sono quelle di Haut-Brion e Margaux, che comunque non raggiungono il punteggio potenziale di 100/100. Secondo il fondatore di Vinous, “è stata un’annata eccitante, con vini che rientrano bene nella definizione di classico, anche se meno coerente, nel complesso, della 2019. Una combinazione di energia e vitalità estremamente attraenti”. Secondo Galloni, però, non c’è un vincitore tra le due rive della Gironda, ritenendo più importante giudicare il singolo Château, e nel complesso la 2020 resta un passo indietro rispetto alla 2019, e forse anche alla 2018. “I vini della Rive Gauche li ho trovati super classici, con strutture di medio corpo e gradazioni alcoliche basse”. Alla fine, nonostante una generale preferenza per la Rive Droite della critica, Galloni si schiera con la Rive Gauche, con Pessac-Léognan come denominazione più sorprendente in assoluto, non solo per la qualità espressa dagli Château più importanti, ma anche per quella dei secondi vini e delle aziende più piccole. Dall’altra parte, invece, frutta e mineralità esaltano i vini di Saint Emilion e Pomerol. Subito dietro a Haut-Brion e Margaux, per Galloni si piazzano Beauséjour Duffau-Lagarrosse, Beychevelle, Domaine de Chevalier, Clos de L’Oratoire, Grand-Puy-Lacoste, Lafon-Rochet e Larcis Ducasse.
Entusiasta, della 2020 di Bordeaux, Lisa Perotti-Brown (The Wine Advocate by Robert Parker, la cui responsabile per l’Italia è Monica Larner), che ha definito “più difficile da capire rispetto alla 2018 o alla 2019, ma con molto più potenziale”. Per molti sono stati cruciali i temporali estivi, specie sulla Rive Gauche: “Per molti quelle piogge sono state una salvezza, dopo un’estate tanto secca, e la fortuna è stata che sono arrivate nel momento giusto”. In effetti, tra il 9 e il 14 agosto in certe zone della Rive Gauche sono caduti fino a 100 mm di pioggia, meno a Pessac-Léognan, Pomerol e St-Émilion, dove si sono registrate precipitazioni di 30-40 mm, che diventano solo 10 mm a Pavie. I picchi qualitativi della 2020 sono “superiori di gran lunga alla 2017, e simili alla 2018 e alla 2019, nonostante una certa irregolarità e variabilità. È un’annata che possiamo definire, semplicemente, Merlot”, con i sei vini al top (98-100) che arrivano tutti da Saint Émilion, Pomerol e Pessac: Angélus, Canon, Haut-Brion, Smith Haute-Lafite, Trotanoy e Vieux Chateau Certan. D’altro canto, ci sono anche vini a base Cabernet Sauvignon, come Mouton Rothschild, “di grandezza sbalorditiva”, mentre Margaux e Mouton si fermano ad un passo dalla perfezione, con il punteggio per entrambi di 97-99. Nel complesso, riassume Lisa Perotti-Brown, “per alcune aree e terroir, questa è assolutamente la terza annata eccezionale in fila. Il successo di quest’anno è stato in gran parte dovuto alla posizione, alla fortuna delle piogge e al terroir”.
Infine, le prime impressioni della Master of Wine Jancis Robinson, firma enoica del prestigioso quotidiano economico “Financial Times”, che ha affrontato le degustazioni En Primeur insieme al suo team, e quindi ai due Master of Wine Julia Harding e James Lawther. “Sulla base di questi campioni da botte - si legge - nel 2020 sono stati prodotti alcuni vini straordinari. Sulla Rive Gauche, abbiamo vini che tendono ad essere prodotti da vigneron che possono permettersi una selezione strema nei loro blend finali. Ci sono una miriade di vini di grande successo anche sulla Riva Destra dominata dal Merlot, ma l’annata sembra generalmente meno coerente rispetto al 2019”. Anche per Jancis Robinson è stata un’annata che premia la Rive Droite, e quindi Saint Emilion e Pomerol, che segnano una tendenza ben precisa: “il ritorno alla freschezza, evidenziato già nel 2018. I vini sono molto più freschi ed espressivi di un tempo”. Caratteristiche che valgono, in termini di punteggi, i 19 punti (su 20) assegnati a Lafleur, Margaux e Lafite. L’andamento stagionale, nel complesso, non è stato ideale per i Cabernet Sauvignon, che in alcuni casi non hanno raggiunto la completa maturazione. Non è è un caso, quindi, l’alta percentuale, superiore alla media, del Merlot nei blend finali. Per coerenza, meritano un plauso, secondo Jancis Robinson, i vini di Graves e Pessac-Leognan, su tutti Leoville Barton (18 punti). Tanto frutto, ma qualcosa in meno del previsto dal punto di vista del profilo aromatico, in alcuni vini di Margaux.

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