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VINO IN UK

Brexit, fase 2: ecco le richieste della filiera del commercio enoico Uk al Governo Johnson

Wsta e Liv-ex: zero tariffe sulle importazioni ed il sostegno del Governo. Ma la Gran Bretagna ha gli anticorpi per affrontare gli scenari peggiori
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Le richieste del commercio enoico Uk al Governo Johnson

Zero tariffe su qualsiasi compravendita di vino; l’impegno del Governo a rimuovere qualsiasi tipo di ostacolo al libero commercio enoico; digitalizzazione ed automatizzazione di nuove eventuali norme e regolamenti, per contenere i costi; se è vero che il Governo sta pensando a porti franchi nel Regno Unito, che pensi ad un porto franco anche per il vino; il sostegno del Governo per promuovere il commercio del vino dal Regno Unito al resto del mondo: facciamo sapere al mondo che il nostro Paese non è solo aperto agli affari, ma che è anche il posto migliore al mondo per comprare e vendere vino. Ecco, in sintesi, le richieste che la Wsta - Wine and Spirits Trade Association, che rappresenta l’intera filiera del mondo enoico in Uk, dai wine merchant storici come Berry Bross & Rudd ai big del vino mondiale come Accolade - porterà al premier Boris Johnson che, dopo la straripante vittoria alle elezioni generali dello scorso dicembre, dall’1 febbraio guiderà la fase 2 della Brexit, che porterà la Gran Bretagna fuori dalla Ue e a rinegoziare i rapporti commerciali di Londra con i 28 Paesi dell’Unione.

Un passaggio pieno di insidie ed ostacoli, che non risparmiano neanche un settore ricco e solido come quello dei fine wine, perché, come sottolineato dal direttore generale del Liv-ex, James Miles, intervenendo all’incontro di alto livello “Global trading Post-Brexit for Fine Wine Merchants”, organizzato proprio dalla Wsta,
“se si dovesse verificare lo scenario peggiore ci sarebbe da fare i conti con le tariffe sulle importazioni dall’Unione Europea, con tanta burocrazia cui far fronte, con la necessità di una serie di certificazioni ed analisi su ogni vino importato e con il dover aggiungere una retro etichetta con scritto, ad esempio, “importato da Liv-ex”, qualcosa di impensabile su una bottiglia di Romanée-Conti”.

Eppure, la Gran Bretagna sembra avere gli anticorpi per affrontare nel migliore dei modi qualunque ostacolo, forte “di una storia lunga 800 anni come importatori di fine wine. Il che - aggiunge James Miles - significa avere un mercato locale dinamico, con una massa critica di mercanti e commercianti, scorte enormi, siamo il primo importatore netto di vino al mondo. Siamo anche grandi esportatori, con reti di distribuzione che collegano i produttori, i commercianti ed i consumatori di tutto il mondo, tanto da essere oggi il decimo esportatore mondiale di vino. Noi del Liv-ex, ad esempio, abbiamo clienti da 42 Paesi in tutto il mondo, e la Gran Bretagna è il primo player nel mercato secondario. Abbiamo una conoscenza profonda del vino, anche in termini di critica e giornalismo, ed i nostri programmi educativi, dal Wset - Wine and Spirits Educational Trust all’Imw - Institute of Masters of Wine, sono l standard globale. Infine - conclude il direttore generale del Liv-ex - abbiamo il miglior sistema di logistica e stoccaggio al mondo, ma anche un sistema normativo leggero e - soprattutto - un sistema del deposito doganale che ci invidiano in tutto il mondo”.

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