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BUFERA IN CASA CHIANTI CLASSICO: FRANCESCO RICASOLI, BARONE DI BROLIO, DOVE E’ NATO IL PIU’ FAMOSO VINO D’ITALIA, PROMETTE BATTAGLIA CONTRO LE “ESTERNAZIONI” DEL CUGINO GIOVANNI RICASOLI FIRIDOLFI

Italia
Il Barone di Brolio, Francesco Ricasoli, con un altro produttore importante, Luca Saint Just

Una polemica inutile che ha finito col danneggiare la nostra immagine costringendoci a porgere scuse non certo dovute. Ed adesso stiamo valutando le giuste contromisure". Davvero non sono andate giù a Francesco Ricasoli, barone di Brolio a capo di una dei più importanti chateaux del Chianti, le recenti affermazioni del presidente del Consorzio del Marchio Storico Chianti Classico, Giovanni Ricasoli Firidolfi che ha accusato ristoranti e soprattutto enoteche di praticare rincari troppo alti (fino al 500%) sul prezzo delle bottiglie di vino. Affermazioni poco leggere, travisate agli occhi di enoteche e ristoratori, che, per un semplice gioco di omonimia, sono finite in bocca al blasonato rappresentante della casa vinicola di Brolio. Una beffa, che tuttavia non ha mancato di lasciare sul campo strascichi ed attriti che presto potrebbero addirittura imboccare vie legali.

“Sono rimasto colpito da certe affermazioni - ha spiegato Francesco Ricasoli - che, in questo momento, sono certo inutili e danno adito a sterili polemiche tanto più se espresse in qualità di presidente Marchio Storico del Chianti Classico. L’andamento dei prezzi ed i rincari fanno parte del normale andamento economico ed è nella facoltà di chiunque, produttori, ristoratori o enotecari, scegliere la propria politica commerciale. L’unico vero arbitro in questi casi è e rimane soltanto il mercato. La polemica ha oltremodo ingenerato una confusione relativa alla fonte di tali affermazioni, che ha finito per colpire direttamente la Barone Ricasoli, proprietaria di un marchio specifico conosciuto in campo nazionale ed internazionale. Le lamentele seguite alle affermazioni di Giovanni Ricasoli sono state infatti numerose - ha aggiunto il Barone di Brolio - tanto che in prima persona sono stato costretto a porgere scuse, non dovute, e scrivere oltre 1.000 lettere a enoteche e ristoratori, per chiarire un “misfatto” di cui la Barone Ricasoli non è certo colpevole. Stiamo per questo valutando se ci sono gli estremi per intraprendere azioni che portino a tutelare fino in fondo il prestigio storico e gli interessi di un nome, un’azienda ed un marchio di cui siamo gli unici legittimi proprietari”.

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