Prima fase: il lavaggio, massaggio e asciugatura nella (così l’han battezzata in Ca’ del Bosco) “spa” del vino, complesso sistema robotizzato di trattamento, post selezione manuale e pre pigiatura e fermentazione, che elimina dalla superficie degli acini (e quindi dal vino) quasi ogni residuo di polveri, trattamenti, particelle metalliche (il rame della cura”bio”), eventuali piogge acide...insomma, ogni impurità potenziale, riducendo così in automatico anche gli apporti di solforosa (qui, per questo nuovo rampollo di casa Zanella la totale è sotto i 60 milligrammi). Poi, in marcia verso il blend, d’impianto bordolese, ma con la pennellata franciacortina del Carménère, macerazioni da 20-21 giorni, follature, cappello sommerso, e assemblaggio dei singoli componenti dopo la malolattica. Infine, legno e acciaio per un totale di 21 mesi, e sbarco in vetro. Con su, in etichetta, il nuovo orgoglioso brand del Lupo, riallaccio toponomastico alla vecchia “nominata” della valle d’Erbusco, nota come “Val du Luf” appunto, ma anche promessa e premessa a un nuovo colpo di mandibole al mercato da parte della gemma del gruppo vinicolo targato Marzotto. Il Lupo Rosso, sapido, incisivo, ma pensato più in slancio e bevibilità che in potenza, ricordi di frutti rossi e scuri, pruno, sottobosco, ma anche nuance di viola, ha un gemello d’avventura bianco con cui compone una nuova, intrigante linea aziendale.
(Antonio Paolini)
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