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CACCIA AI “VIGNETI FANTASMA” SI INDAGA SU UN GIRO DI FALSE AUTORIZZAZIONI DI REIMPIANTO CHE POSSONO FAR SALTARE IL TETTO PRODUTTIVO ASSEGNATO ALL’ITALIA

I “vigneti fantasma” fanno paura davvero. Non è un film dell’orrore ma un caso, tutto italiano, rivelato dal quotidiano “La Stampa”, che preoccupa seriamente il mondo vitivinicolo. L’indagine, partita dalla Puglia, coordinata dalla Procura di Bari ed ora in mano ai Carabinieri delle Politiche Agricole, sembra ora interessare tutto il territorio nazionale e avrebbe portato alla luce un illecito uso dei “diritti di reimpianto” per le vigne. Brevemente: la Comunità Europea stabilisce tassativamente gli ettari di coltivazione a vite, questi non possono essere aumentati, chi decide di espiantare il suo vigneto riceve da Bruxelles i contributi comunitari e rende disponibile la sua “quota” di vigna all’acquisto da parte di colui che vuole aumentare la sua produzione. Una volta detto questo si intuisce facilmente cosa sarebbe successo: sono stati falsificati i certificati di espianto e venduti i “diritti di reimpianto”, non certo a prezzi modici considerato l’importanza sempre maggiore che il vino ha sul mercato, ad ignari viticultori ben felici di rientrare nelle disposizioni europee che rischiano di subire oltre il danno anche la beffa. I nuovi vigneti, si parla di 600 ettari, con una perdita quantificabile in diversi milioni di euro, dovranno essere sradicati perché piantati con l’ausilio di documentazioni fasulle. La paura diventa autentica perché, in realtà non sarebbero solo loro a farne le spese, tutto il settore vitivinicolo ne avvertirebbe le conseguenze sia a livello di immagine della produzione italiana, sia per le misure pecuniarie che l’Unione Europea applicherebbe al nostro paese per sanzionare l’inosservanza delle regole comunitarie.

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