Se in osteria del Friuli chiedete “un tajùt di blac” state certi che lì dentro al calice troverete quasi certamente il Friulano. «È il vino di questo territorio, il vino che abbiamo sempre bevuto e che ci rappresenta meglio». Antonella Cantarutti parla al telefono mentre va su e giù dai suoi vigneti di Rosazzo, in provincia di Udine. Li ha ereditati da mamma Bruna e papà Alfieri, che acquistarono queste terre nel 1969. Le vigne più vecchie hanno ben 65 anni. Oggi Antonella gestisce l’azienda con il marito Fabrizio e il figlio Rodolfo Ceccotti. Siamo nel cuore della Doc Colli Orientali e si può ben dire che Rosazzo sia uno dei cru più importanti. La posizione geografica è unica: 200 metri d’altezza, le colline sono di “flysch”, letteralmente “terreno che scivola”, un misto di marna e arenaria stratificate ricche di microelementi. In dialetto friulano, è la “ponca”. E poi c’è il microclima: a Nord la montagna, il Monte Santa Caterina, e a Sud la vicinanza del mare che in linea d’area dista meno di 30 chilometri. I vigneti di Rosazzo respirano quell’aria salata che arriva dal Golfo di Trieste. Ne nasce un Friulano con una grande forza e complessità. Fiori bianchi intensi e, al gusto, una mandorla spellata dolce. Un vino con buone potenzialità di evoluzione: «Anche più di 10 anni» promette Antonella. Provato con un prosciutto crudo del Salumificio Ferrero di Cocconato (Asti), maiali allevati nel Monferrato.
(Fiammetta Mussio)
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