La cantina, situata nei pressi di Guagnano nel cuore del Salento, conta oggi su 48 ettari vitati (concorrono però ai vini aziendali anche le uve di alcuni fidati conferitori che le raccolgono da altri 200), per una produzione di 1.500.000 bottiglie, che vanno a costituire un portafoglio etichette ricco e articolato. L’azienda pugliese dei cugini Cantele - Gianni e Paolo, Umberto e Luisa che la guidano dal 2001, mentre la sua nascita si colloca negli anni Ottanta del secolo scorso - ha concentrato i suoi obbiettivi enologici sulla produzione di vini ottenuti da varietà locali: dalla Verdeca alla Malvasia, dal Susumaniello al Primitivo e al Negroamaro. Ma c’è una eccezione significativa, rappresentata proprio dal vino più conosciuto di Cantele. Si tratta dello Chardonnay la varietà da cui è ottenuto quel Teresa Manara – declinato anche in versione Vendemmia Tardiva e in rosso (questa volta da uve Negroamaro) – oggetto del nostro assaggio. La versione 2021, fermentata in acciaio e in legno e maturata per 8 mesi in barrique, ha colore giallo paglierino carico, con riflessi dorati. Profuma di spezie, agrumi, frutta gialla matura, frutti tropicali, frutta secca, miele e fiori bianchi, con tocchi affumicati e vanigliati a rifinitura. In bocca, il sorso è ampio, ricco e avvolgente, caratterizzato da un intenso ritorno fruttato e speziato, che accompagna verso un finale dolce, persistente e rotondo.
(fp)
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