La Sardegna è una terra magica, che si esprime con uno strano connubio di durezza ed accoglienza. Qualche anno fa Piergraziano Sanna - un paio di bottiglie in una mano ed un coltello a serramanico nell’altra - ha aperto il suo Cannonau in un piccola enoteca di Orosei, guardandomi fisso negli occhi e usando il coltello come cavatappi. Temo il peggio: dover dare un feedback ad un produttore verace ed orgoglioso che presenta un vino cotto, con volatili a duemila ed un’alcolicità esacerba dalle temperature desertiche. Il Bobotti (l’uomo cattivo nella cultura nuorese) è rosso rubino intenso, trasparente e luccicante; una brillantezza che è quantomeno indice di freschezza e di un vino non estrattivo e seduto. La mia tensione si allenta. Sento arrivare i profumi di amarene e frutti di bosco mescolati a rimandi di erbe aromatiche essiccate, di bacche di ginepro appena raccolte, di elicriso e di qualche sentore di humus. La bocca è dolce e sapidissima assieme: straripante energia che non può lasciare indifferenti; un succo dissetante, così ricco che scioglie anche qualche traccia di rusticità nel tannino che ogni tanti si presenta. Bobotti viene da una terra straordinaria, punteggiata da vigne ad alberello, mai trattati. Le uve vengono pigiate con i piedi ed alcuni raspi, per avviare la fermentazione spontanea e poi lasciare andare il mosto seguendolo solo con alcune follature manuali. E una voglia matta di fare ogni volta un prodigio.
(Filippo Bartolotta)
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