Il Terre Brune 2018, affinato per 16 mesi in barrique, restituisce un profilo aromatico definito, dove le note tostate ben si amalgamano ad un frutto intenso dai contrappunti di macchia mediterranea. In bocca, il sorso scorre pieno e avvolgente, con buona potenza tannica che si congeda in un finale su note di cioccolato e ritorni fruttati. Il Terre Brune è il vino che rappresenta lo sforzo di una cantina non solo per elevare la propria qualità, ma anche per dare una mano all’ascesa di tutto un territorio. Agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso nella cooperativa sarda era arrivato Giacomo Tachis, il cui impulso fu certo determinante per il successo del Terre Brune alla sua prima uscita nel 1984. Ma questo rosso non fu un vino solo innovativo. Nasceva da antichi vigneti nel Sulcis meridionale, allevati con le varietà Carignano e Bovaleddu impiantate ad alberello ancora a piede franco. Solo i metodi di vinificazione e affinamento erano uno strappo deciso col passato. Non scopriamo niente di nuovo nel raccontare la portata di questo vino, ma fa comunque piacere ripercorrere la bontà di un progetto che, in qualche modo, usciva dalla stessa bottiglia. Oggi Santadi, più di seicento ettari a vigneto per una produzione complessiva che supera 1.700.000 bottiglie, è una moderna cantina sociale e la Sardegna enoica una Regione un po’ meno distante dalla ribalta nazionale e internazionale del vino.
(fp)
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