Ascoltare dalla voce di Gabriele Pandolfo le tante storie che hanno caratterizzato le vicende della sua dinastia, varrebbe più di tanti spunti di cronaca: per capire meglio le fatiche che li hanno visti a lungo fare la spola fra Pantelleria, Tunisi e infine Terracina, nell’alternarsi di emigrazioni e ritorni che hanno investito diverse generazioni della famiglia. In ogni caso, quanto da loro fatto per il moscato di Terracina, un tempo pressoché dimenticato, è stato esempio impareggiabile: sia per chi ne ha seguito il verbo sia per l’intero territorio, che si estende sulla costa meridionale del Lazio, fino a ridosso della Campania. Oggi i Pandolfo, merito anche del lavoro di Andrea, figlio di Gabriele, sono diventati una realtà importantissima per tutta la regione, grazie alle centinaia di migliaia di bottiglie prodotte e all’estensione dei loro vigneti: tra cui spiccano i dieci ettari compresi nel parco monumentale di Campo Soriano, a quattrocento metri d’altezza. Variegata anche la gamma di etichette, ricca com’è ovvio di diverse declinazioni del moscato, fra cui questa versione cosiddetta Amabile. Dal timbro paglierino carico, si propone con ricordi di rosa, frutta tropicale, lycis, agrumi canditi, cotognata e gelatina al limone, mentre in bocca è equilibratamente dolce, di piena corrispondenza con il naso e di persistenza inusitata: valida anche come aperitivo.
(Fabio Turchetti)
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