Da dove cominciare? Dalla fine, ovverossia da una cantina che è uno schianto? Assolutissimamente da vedere e rivedere, scavata com’è in grotte di tufo risalenti al Seicento, realizzate all’epoca dai frati francescani per la conservazione dell’acqua e del cibo, e che ancor oggi si rivela un dedalo di archi e volte sapientemente ingegnato. Oppure dall’inizio, quando Gerardo Giuratrabocchetti, laureato in Scienze Agrarie, decide nel 1998 di dar corso al suo progetto di valorizzazione dell’Aglianico in collaborazione con il professor Luigi Moio (un altro che la sa molto lunga)? Oggi si è arrivati a quaranta ettari, compresi nelle zone più vocate di un’uva radicatissima nel territorio, ma altro si sta facendo: a partire da alcuni studi particolareggiati sui legni o da varie sperimentazioni sui diversi cloni di Aglianico. Le etichette, poi, strettamente legate al nome aziendale: Il Repertorio, Il Sigillo, L’Autentica, Il Rogito, L’Atto, La Stipula, Il Protesto, Il Preliminare e altre similari, dalle quali fra l’altro già si evince la grande simpatia emanata dal titolare. Quindi La Firma, maturata 18 mesi in barrique: un vino di classe, robusto, elegante ma solidissimo, dal timbro rubino di estrema intensità. Al naso propone riconoscimenti di mora in confettura, prugna cotta, amarena, tè nero e un’infinità di spezie, mentre in bocca chiude opulento e potente, con bella stoffa.
(Fabio Turchetti)
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