Siamo a Bardano, ad un pugno di chilometri da Orvieto che si vede, dominante sul suo trono di tufo, dal giardino attorno al casale del XIII secolo, già sede dei Templari, destinato in parte a cantina con sapiente restauro. Seppur la storia dell’azienda familiare risalga agli anni Cinquanta, è con la decisione di Enrico Neri nel 2006 che si inizia ad imbottigliare una parte delle uve, solo le migliori, il restante viene conferito. Vignaiolo appassionato e sostenitore orgoglioso dell’Orvieto, Neri cresce in precisione e dettaglio anno dopo anno. Le vigne (le più vecchie hanno 34 anni) si estendono su circa cento ettari, tra proprietà ed affitto. Una parte si vedono dal poggio del casolare aziendale, con una vista che domina tutto all’intorno. Le giaciture dei vigneti sono comprese tra i 220 e i 320 metri sopra il livello del mare, su terreni argilloso-tufacei e compatti. Enrico, che ci accoglie con entusiasmo e vitalità (nella vita precedente aveva un maneggio e montava i suoi amati cavalli, poi lasciò tutto per il vino) ci accompagna anche nella barricaia, ricavata da una grotta etrusca, a pochi metri dalla sede. Un luogo magico, perso nel tempo, nel quale temperatura e umidità sono perfette per l’affinamento dei vini. Ca’ Viti 2020, dalle note di erbe aromatiche e pesca, si allunga fresco e vibrante. I suoi Orvieto sono buoni subito ma anche nel tempo, come ci ha dimostrato con un’ampia verticale.
(Alessandra Piubello)
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