Puntare tutto su un'uva pressocché scomparsa in un territorio sì famoso, ma che non ha ancora acquisito il titolo di terroir di prestigio: più o meno questa è la missione aziendale di Ciro Giordano, Andrea Cozzolino e Domenico Ceriello, alias Cantine Olivella a Sant'Anastasia, sul Somma-Vesuvio, versante nord del vulcano napoletano. L'uva è la bianca Catalanesca, quindici ettari dichiarati in tutto, di cui sette di proprietà dei tre imprenditori. Una Igt strappata con i denti e che punta alla concessione della Doc. Un investimento soprattutto umano, perché i tre amici sono orgogliosamente "vesuviani" e vogliono diffondere la peculiarità di un territorio unico al mondo - parliamo di un vulcano attivo e quindi con suoli in continua rigenerazione - fatto di lava e sabbia, rendere nota un'uva che cresce solo qui e che è un'ottima "spugna" per la componente minerale dei suoli; adottare pratiche agronomiche attente - come l'uso del sovescio per calibrare l'eccesso di potassio, controproducente per l'acidità dei vini; comunicare con etichette dai nomi e dalla grafica contemporanee per non vincolare i vini del Vesuvio ad un'immagine stereotipata. Katà, non a caso, gioca sul nome dell'uva di provenienza. Ha un naso/bocca molto coerente sulla sapidità; anzi, senza ombra di dubbio, possiamo parlare di un vino salato. Gioca molto su sentori di roccia che fanno vibrare la beva, tesa e gustosa.
(Francesca Ciancio)
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