La storia dell’azienda agricola Cascina Bruciata, nel cuore del Barbaresco, si intreccia con quella di alcune famiglie, fino ad arrivare, nel 2016, nell’orbita di Marchesi di Barolo. I suoi vigneti sono condotti a biologico e soprattutto fanno perno sul Cru Rio Sordo, che deve il nome al corso d’acqua che scorre nel sottosuolo, dalle caratteristiche immediatamente riconoscibili. Si tratta di una collina tra le più alte dell’areale, con altezza tra i 200 e i 300 metri, dove storicamente si producono alcuni dei Barbaresco più classici della denominazione. Il Barbaresco Rio Sordo 2016, maturato in legno piccolo per 24 mesi, profuma di prugna, ciliegia, rosa e spezie, con una nota balsamica sempre in sottofondo. Al palato, il vino è avvolgente e pieno con la verve acida a scandire ritmo e profondità ad un sorso che si congeda con un finale ancora balsamico e speziato. Le “Cantine dei Marchesi di Barolo”, 200 anni di storia alle spalle, grazie alla fortuna di poter disporre di “Tenute di vigneti propri situati sopra la collina Cannubi e su altre primarie di Barolo” (come recita un documento del 1914), cominciarono ad imporsi, per diventare protagonista tra i produttori piemontesi. Oggi, la Marchesi di Barolo è realtà significativa dell’areale langarolo ed è condotta dalla famiglia Abbona. 200 sono gli ettari vitati, anche su siti del Roero e del Monferrato, per una produzione di 1.500.000 bottiglie.
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