«Per me è un vino di profumi, estivo, leggero, da sete. Con un buon corredo tannico, direi un vino divertente». Fabrizio Iuli racconta così la sua La Rina, l’etichetta che nasce con il progetto di riscoprire antiche varietà abbandonate di vitigni piemontesi. In questo caso, la Slarina, detta anche Cenerina, vitigno di antichissima tradizione che si sta riscoprendo nel Monferrato, ora che non fa più paura la bassa resa dell’uva. Nasce nella vigna Arian a Montaldo di Cerrina, sulle colline di un altro Piemonte del vino, non distante dalle Langhe ma più selvatico come chi abita lì e come i vini che li si producono. Iuli coltiva 18 ettari di vigneti tra proprietà e affitto, nei comuni di Cerrina Monferrato, Odalengo Grande, Castelletto Merli e Ponzano, nell’Alessandrino. Recupero di vecchi vigneti ed esaltazione di singoli terroir, la politica che da anni porta avanti. La Rina è un vino diretto e non ruffiano, come chi lo produce. Fermenta e affina in cemento che restituisce un bel naso di frutti rossi accompagnato dal tannino vivace caratteristico del vitigno. Piacevole e leggera al palato. «Mi piacciono i vini che si bevono con facilità, non banali, possibilmente eleganti, freschi, dinamici e croccanti» dice Iuli. Sarà interessante assaggiarla tra qualche anno per capire come evolve la Slarina in bottiglia. A tavola è un vino versatile: ottimo con i secondi di carne, lo abbiamo assaggiato in accompagnamento ai tajarin al ragù.
(Fiammetta Mussio)
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