C’è sempre un perché: quando in un determinato territorio nasce l’uomo giusto, quello capace di farlo tornare a nuova vita e al contempo colui che proprio in quell’ambiente riscopre quanto intimamente sta cercando, significa che le rotelle di chissà quale meccanismo a noi sconosciuto - o comunque difficile da comprendere appieno, che sia cosmico, religioso, scientifico, fortunoso, astrologico o misteriosamente casuale - si sono messe in moto alla perfezione, arrivando felicemente a dama. Fabrizio Iuli è stato l’uomo della Provvidenza per la Val Cerrina: zona vocatissima, bianca e calcarea ma abbandonata a partire dagli anni Cinquanta per via della tanta fatica, delle grandinate inclementi e del miraggio di un lavoro cittadino in fabbrica. Il Nostro, invece, nato in queste lande, ha voluto fungere da esempio per la rinascita dell’enologia locale e lo ha fatto con altruismo e passione verso natura e colleghi, puntando alla più profonda tradizione locale fatta di vitigni autoctoni (qualcuno davvero dimenticato, come slarina e baratuciat), di un’enologia divisa fra legno e cemento e di vini dalla beva immediata, spontanea, umanissima. Questo Natalin è esemplare, in tal senso, per la giovialità, la spontaneità e la succosità che è capace di svelare sorso dopo sorso. Fermentato e affinato in cemento, com’usava qui un tempo, è un vino che abbraccia pienamente dalla testa ai piedi.
(Fabio Turchetti)
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