Il Castello dei Rampolla arriva nel panorama enoico chiantigiano a metà degli anni ’60 del secolo scorso grazie ad Alceo Di Napoli Rampolla, personaggio vulcanico che ha inciso non in maniera secondaria sull’evoluzione del vino toscano. Nel 1968 impianta le prime vigne che, con la vendemmia 1975, generarono il primo Chianti Classico aziendale, ottenuto in quella che è ancora oggi una delle sottozone della denominazione più vocate e cioè quella di Panzano. Benché temporalmente non così distanti, erano tempi profondamente diversi e la denominazione del Chianti Classico non godeva dell’attuale appeal. Con l’aiuto di Giacomo Tachis, Alceo intraprese la strada dei vitigni internazionali e dei Supertuscan, creando vini leggendari come il Sammarco e il D’Alceo, non dimenticando, al contempo, il Chianti Classico. Oggi, l’azienda è condotta dai fratelli Maurizia e Luca Di Napoli e molte cose sono, evidentemente, cambiate. Dal 1994 l’azienda pratica la biodinamica e dal 2008 sono utilizzate anfore di cotto per gli affinamenti. Immutato resta, invece, il fascino delle etichette dei Rampolla. Come nel caso del Chianti Classico. Maturata per 8 mesi in cemento per poi passare altri 12 mesi in legno grande, la versione 2016, mette al primo posto dei suoi profumi la ciliegia, seguiti da cenni speziati e terrosi. In bocca, lo sviluppo del vino è vivace e dinamico e il sorso è teso e sapido continuativamente.
(Franco Pallini)
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