“Forse non ti tutti sanno che”, Castello di Meleto fu protagonista del primo crowdfunding italiano, che si attuò negli anni '60 ad opera della rivista Quattrosoldi. L'intento era di raccogliere fra i lettori almeno 150 milioni di lire per poter finanziare l'“Operazione Vigneti” ideata all'interno del Piano Verde del governo che doveva ridare slancio all'agricoltura italiana. Di soldi se ne raccolsero parecchi di più - mezzo miliardo, si costituì la Vinicola Toscana, e si acquistò Castello di Meleto. Oggi gli azionisti sono 1.600, gli ettari 1.000, suddivisi fa boschi (770 ha) e vigneti (142 ha), senza dimenticare gli ulivi, gli allevamenti di cinta senese, l'agriturismo e un progetto di apicoltura tramite l'adozione di arnie. Per festeggiare i 50 anni, nel 2008, si è intrapresa la conversione a bio, ma anche uno studio dettagliato delle vigne. Le 5 macro-aree del possedimento sono state, infatti, mappate per conoscere sempre meglio i terreni e le piante che li abitano, e poter così valorizzare al massimo i diversi appezzamenti e vitigni. Grazie a questo progetto, ad esempio, si è compreso il potenziale della Malvasia Nera di Camboi, come le diverse espressioni di Sangiovese fra Poggiarso e Casi: quest'ultimo - a differenza del vicino di vigna, più intenso e incisivo - rivela un'anima spiccatamente minerale e una notevole finezza di tannino, entrambi ben bilanciati da dolcezza speziata e da succosità fruttata.
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