Fra i primi coltivatori a vinificare le proprie uve appena finita la seconda guerra mondiale, la famiglia Cavallotto è da sempre sinonimo di Bricco Boschis, collina di Castiglione Falletto di cui i Cavallotto coltivano i vigneti a corpo unico dal 1928. Fu Olivo a etichettare la prima bottiglia di Barolo Cavallotto nel 1948 e da allora la famiglia - oggi alla quarta generazione con Laura, Giuseppe e Alfio - non ha mai smesso. La storia di questa collina è importante: Juliette Colbert, l’ultima Marchesa di Barolo, la cedette a colui che ne lavorava la terra, tale Giuseppe Boschis che diede quindi il nome al posto. Bricco Boschis fu poi comprato da Giacomo Cavallotto nel 1928 e vent’anni dopo le uve di quel bricco crearono le prime bottiglie provenienti esclusivamente da lì. La dicitura Bricco Boschis arrivò però solo nel 1967 e dal 1970 ogni etichetta di Bricco Boschis specifica anche le singole vigne che la compongono. Nel 1995, unendo le uve prodotte dalle vigne di Colle Sud-Ovest e Punta Marcello, nasce il cru Bricco Boschis, diretto discendente di quello prodotto dal 1948 al 1967. Ed eccoci qui, di fronte alla versione 2019: un vino serio e adombrato, ma dall’anima dolce, che sa di camelia e rosa, di ciliegia, di balsami di sottobosco e di tamarindo. Il sorso è compatto, con una piacevole agilità acidica che si alterna bene con l’aderenza tannica e una chiusura dolce su note di ciliegia e vaniglia.
(ns)
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