Arrivato sugli scaffali con l’annata 2006, il “Supertuscan” di casa Cecchi non ha nascosto le sue ambizioni fin dal suo nome, “conseguenza” della massima di Sant’Agostino impressa nella sua etichetta (“Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro”), pur potendo sembrare, a proposito di periodi, “fuori tempo massimo” nella storia della sua tipologia d’appartenenza. E invece ha segnato uno snodo centrale nelle vicende della casa vinicola chiantigiana che, proprio a partire da questa etichetta, ha intrapreso un percorso decisivo di crescita qualitativa, affrancandosi dalla sua vecchia immagine di azienda esclusivamente d’imbottigliamento. Il Coevo ha riportato al centro della scena l’importanza delle annate (tant’è che non è stato sempre prodotto) e un connubio tra zone diverse, ma complementari, come la Maremma e il Chianti (il Sangiovese e il Cabernet Sauvignon di Castellina in Chianti, il Merlot e il Petiti Verdot di Poggio La Mozza nel grossetano), risultando un vino di ineccepibile fattura, non privo di personalità. La versione 2015, maturata per 18 mesi in barrique e tonneau, rimanda a profumi di ciliegie mature, a note silvestri ed erbacee, mitigate da accenti speziati. In bocca, il sorso ha sapore, volume e densità, tannini ben risolti e finale ampio.
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