Il 2015 è un anno importante per i Ceretto. L'azienda piemontese infatti - con questa vendemmia - ha chiuso il percorso di conversione in biologico nel vigneto. E quale miglior modo per celebrare questo risultato se non presentando i primi cinque cru di Barolo Bio al cento per cento? Parliamo di vini rinomatissimi come Brunate, Bussia, Bricco Rocche, Cannubi e Prapò. L'artefice del cambiamento è Alessandro Ceretto, enologo aziendale e terza generazione della famiglia di imprenditori agricoli che, con il benestare del patriarca Bruno, ha puntato alla conversione di tutti i 160 ettari di proprietà divisi tra Langhe e Roero. All'interno della gamma dei Barolo, il Bussia poi è una novità. Una bottiglia che veste i panni di un millesimo piuttosto scarso per quantità ma buono per qualità delle uve. Un'annata non certo freschissima ma che ha trovato un po' di tregua tra agosto e settembre. Quindi un vintage piuttosto caldo ma non "tropicale". Il Bussia targato Ceretto viene da una parcella di scarso un ettaro - settemila metri quadrati - nel cuore della Bussia Soprana. Con questa annata porta al naso e in bocca una certa terrosità, con richiami più sommessi di note di sottobosco, fungo, pacciamatura di foglie secche. È così alla beva che sa di arancia amara e di acidità affilata. Tannino presente e serrato, ancora in fase di sviluppo, ma che sostiene il sorso con personalità.
(Francesca Ciancio)
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