Siamo a Saint-Émilion (paesaggio viticolo Unesco dal 1999), che si trova sulla riva destra della Dordogna a 50 chilometri da Bordeaux. Château Pavie, che prende il nome dai frutteti di pesche (“pavies”) che vi sorgevano un tempo, a metà Ottocento apparteneva alla famiglia Talleman e poi al négociant Ferdinand Bouffard, che lo ampliò con varie parcelle di diversi proprietari (esclusi i 9 ettari della famiglia Pigasse che restarono separati come Château Pavie-Decesse) e, alla fine della prima guerra mondiale, lo vendette ad Albert Porte. Quest’ultimo a sua volta lo passò ad Alexandre Valette nel 1943. Suo nipote Jean-Paul, infine, lo vendette a Gérard Perse nel 1998. Il milionario parigino, che intanto aveva acquisito anche Château Monbousquet e Château Pavie-Decesse, riorganizzò completamente lo Château e le sue etichette diventarono un po’ il simbolo dell’accesa discussione sulla “Parkerizzazione” dei vini bordolesi. Nel 2012, lo Château è stato classificato come “Premier Grand Cru Classé “A”, dopo essere stato Premier Grand Cru Classé “B” dal 1954. I vigneti coprono una superficie di 37 ettari e sono coltivati a Merlot (60%), Cabernet Franc (30%) e Cabernet Sauvignon (10%). Il Premier Grand Cru Classé “A” 2018 profuma di ciliegia sotto spirito, cannella e vaniglia, con tocchi erbacei a rifinitura. In bocca, il sorso è ampio, dai tannini pieni e morbidi e dal finale ancora fruttato e speziato.
(are)
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