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Cina: performance Chateau Changyu-Castel ... Australia: più rosso che bianco ... India: il futuro è nel vino rosso popolare ... Francia: legno e sughero nello Champagne ... Nuova Zelanda: il futuro nel Gewurtz per la Cina
di Andrea Gabbrielli

- Cina, la performance di Chateau Changyu-Castel
Chateau Changyu-Castel è una joint venture in cui la francese Castel ha una quota di minoranza. Attualmente è una delle cantine di spicco nel panorama vinicolo cinese. Nel 2011, le vendite hanno superato le 90.000 tonnellate suddivise tra vino bianco, rosso, spumante, brandy e il tradizionale “liquore della salute”. Per il settimo anno, di cui cinque consecutivi, l’azienda è entrata nella speciale classifica di Forbes Asia come “Best Under A Billion List”, grazie ad un fatturato che negli ultimi cinque anni è triplicato. Come per i competitors Great Wall e Dynasty Fine Wines il core business dell’azienda si basa sul vino rosso popolare.
Il 72% delle vendite al dettaglio si riferisce a bottiglie dal prezzo inferiore a 5 dollari mentre solo 1,3% si riferisce a quelle di oltre $ 10 (dato 2010). Comunque, ancora oggi, nella maggior parte delle città cinesi le vendite di vino ottenuto dall’uva sono al secondo posto dopo quelle del vino di riso (baijiu). Nell’ambito di una politica di riposizionamento del marchio e di elevare i margini, la società ha acquistato vigneti in Italia, Canada e Nuova Zelanda.
“Cerchiamo di aumentare la nostra immagine nella fascia alta e al tempo stesso commercializziamo vino come prodotto per la gente comune”, ha detto Zhou Hongjiang, direttore generale della società a Forbes Asia. “Stiamo cercando di svilupparci in entrambe le direzioni”.
Entro 6 anni Changyu, progetta di aprire 3.000 negozi, anche in franchising, dove venderà i suoi vini e quelli dei partner stranieri che gli garantiscono i diritti esclusivi di importazione e di distribuzione. Infatti la rete di distribuzione della società e la conoscenza del mercato, ne fanno un agente di vendita privilegiato per le grandi cantine straniere che vogliono costruire il proprio mercato in Cina. Grandi progetti anche per i festeggiamenti del 120 anniversario dalla fondazione dell’azienda.
L’azienda ha stanziato quasi $ 1 miliardo in quattro anni per creare una “città del vino” a Yantai comprensiva di un istituto di ricerca, di un altro castello e di un centro commerciale oltre ad alberghi e musei e altre infrastrutture turistiche.

- Australia, più rosso che bianco
Secondo le cifre dell’Australian Bureau of Statistics, le vendite di vino bianco sarebbero scese del 13% nel secondo trimestre dell’anno mentre quelle di vino rosso sarebbero aumentate del 17% sull’anno scorso. Secondo John Angove, amministratore delegato Angove Family Winemakers, lo spostamento delle preferenze sarebbe in gran parte dovuto al mercato cinese dove ad 1 litro di vino bianco corrispondono 10 di rosso. Questa preferenza così netta starebbe influenzando notevolmente la produzione del paese.

- India, il futuro è nel vino rosso popolare
In India ormai il vino locale è diventato competitivo anche con la birra. Lo ha recentemente affermato in un’intervista rilasciata al “Times of India”, Shivaji Aher, presidente di All India Wine Producers’Association (Aiwpa).
Secondo Aher, l’industria vinicola del paese, dopo un periodo di recessione, ha ripreso a tirare non solo sul mercato interno ma la domanda si sta rafforzando anche oltreoceano dove sono state avviate campagne di promozione organizzate dall’Indian Grape Processing Board & Agricultural & Processed Food Products Exports Development Authority (Canada, Cina, Londra, Sri Lanka).
La domanda di vino era scesa nel corso degli anni 2008 e 2009 per effetto della crisi ma anche a seguito dell’attacco terroristico al Taj Hotel di Mumbai del 26/11 che aveva provocato il calo dei flussi turistici. Ora il settore negli ultimi due-tre anni, sta registrando una crescita del 30%-40% all’anno. Attualmente, il vino indiano può contare su 92 cantine attive di cui 74 sono nel Maharashtra e in particolare nel Distretto di Nashik, vero motore del comparto con 36 realtà produttive, a cui segue Pune (12), Sangli (13), Solapur (5), Usmanabad (4), Buldhana (3) e Latur (1).
L’Aiwpa è impegnata a migliorare la funzionalità dei canali di distribuzione e sta aprendo un tavolo di trattative con le associazione degli albergatori per incrementare le vendite. Infatti proprio negli hotel viene venduta gran parte del vino indiano. Dal punto di vista del confronto con il Governo, l’associazione chiede una politica fiscale basata sull’uniformità di trattamento del vino nei singoli stati. Attualmente ogni stato applica delle imposte in misura diversa.
“Dal punto di vista dei prezzi - ha dichiarato Shivaji Aher - inizialmente il settore si è dedicato al segmento premium cioè nella fascia di prezzo compresa tra Rs 350 e Rs 700 per bottiglia da 750 ml mentre il liquore nazionale viene venduto a Rs 150 e la birra a Rs 110. Ora il comparto si sta concentrando sulla produzione di un vino più economico della birra tanto che 7-8 cantine del Maharashtra hanno iniziato a vendere il vino a meno di Rs 100 per bottiglia. Adesso le vendite sono aumentate proprio per la presenza di prodotto a buon mercato. Oggi di fatto, il vino è diventato più economico della birra e dei liquori”.

- Francia, il legno e il sughero nello Champagne
Secondo lo chef de cave di Bollinger, Mathieu Kauffman, le botti di rovere da 205 litri utilizzate dalla Maison per la fermentazione continuano a rilasciare aromi di legno anche dopo molto tempo.
“Non è vero che dopo 5 o 6 anni non ci sono più cessioni perché anche dopo vent’anni gli aromi si continuano a sentire. L’effetto è piccolo ma molto grande per lo Champagne”. Kauffman lo ha affermato durante il corso “Fine and Rare Wine Specialist”, organizzato dall’Austrian Wine Academy nel Palais Coburg di Vienna. Lo riporta Patrick Schmitt in una corrispondenza per thedrinksbusiness.
Lo chef de cave dello storico marchio, ha spiegato la decisione di Bollinger di fermentare i suoi Champagne vintage, al 100% in botti vecchie proprio per permettere al vino di respirare e favorire l’ossidazione degli elementi instabili. Questa lenta microssidazione permette agli aromi fruttati di pera e di pesca di diventare qualcosa di più simile allo sherry, ottenendo più corpo.
Per la Cuvée brut NV, in particolare, Bollinger tradizionalmente impiega una piccola percentuale di vini di riserva di età variabile tra i 5 e i 15 anni conservati in magnum tutti tappati con il sughero.
“Ogni anno apriamo 100.000 magnum di uno stock di oltre 650.000. Il 10-15% va nella cuvée speciale in modo di mantenere lo stile: è un po’ come l’aggiunta di spezie nel cibo” ha raccontato Kauffman per poi evidenziare che “la chiusura con il tappo è importante quando il vino invecchia 10-15 anni perché mentre nel primo di anno di invecchiamento respira un po’ più velocemente rispetto agli Champagne con il tappo a corona, utilizzati per la maturazione in cantina, poi dopo 5 anni è molto meglio il sughero perché respira più lentamente”.
Anche lo chef de cave di Dom Pérignon, Richard Geoffroy, intervenuto durante il corso organizzato dall’Austrian Wine Academy, ha confermato di utilizzare il tappo di sughero sia per la linea Oenothèque che per le selezioni destinate al lungo invecchiamento. “ Ogni bottiglia è sboccata a mano, controllata e assaggiata. Si utilizzano due tappi, il primo per l’invecchiamento sulle fecce, il secondo dopo la sboccatura. Devono essere di sughero perché dopo 10 anni sono superiori al tappo a corona”. Se il tappo a corona va bene per le partite da vendere giovani, il sughero si dimostra decisivo a lungo termine.

- Nuova Zelanda, il futuro nel Gewurtz per la Cina
A detta di Nick Nobilo, famoso personaggio del vino neozelandese, il Gewurtztraminer (Gwt) ha un potenziale enorme nel mercato cinese e potrebbe essere la prossima chance dell’industria vinicola del paese. Il pioniere del moderno vino kiwi lo ha affermato durante la “Romeo Bragato Wine Industry Conference che si è tenuta, a metà agosto, a Blenheim.
Secondo Nobilo che è stato uno dei quattro esperti che ha relazionato ai 300 delegati, il GWT nell’arco di 15 anni potrebbe esportare più del Sauvignon blanc, il vino simbolo della vitivinicoltura neozelandese. La sua scoperta del Gwt risale agli anni Settanta quando dopo molte sperimentazioni ha capito che erano uve ideali per il clima di Gisborne.
Attualmente la sua azienda Vinoptima Estate è specializzata in Gwt, molto adatto ai cibi speziati e piccanti. “Con questo vino abbiamo una grande opportunità e la Cina è senza dubbio il nostro futuro”. Tuttavia, Patrick Materman, direttore tecnico della Pernod Ricard, ha fatto notare che il clima Marlborough è troppo variabile per Gewurz “Prendete questo anno, per esempio, l’allegagione degli aromatici era quasi inesistente”.

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