Sono quasi vent’anni che Cinzia Bergaglio ha iniziato ad imbottigliare il proprio il vino, precedentemente conferito ad altre aziende limitrofe. Un’attività a gestione familiare - in piena unità d’intenti, infatti, insieme alla titolare vi operano sia il marito sia i due figli - che pur senza certificazioni ufficiali vive di una viticoltura a basso impatto ambientale e di un utilizzo decisamente parco di solfiti aggiunti. Circa nove gli ettari vitati, prevalentemente ad uva cortese, ripartiti fra i comuni di Gavi e di Tassarolo: più o meno dislocati a trecento metri d’altitudine, muovono dai terreni argillosi e ferrosi della Fornace - cosiddetta, perché un tempo legata alla fabbrica locale da cui si ricavavano coppi e mattoni - fino ai sottosuoli calcarei che caratterizzano la produzione del Grifone delle Roveri. Meritano attenzione anche le etichette delle bottiglie, curate dall’artista Tamara Repetto, amica di Cinzia: emblematiche di un’attenzione alla qualità aziendale ricercata dall’inizio alla fine in ognuna delle fasi produttive. Poc’anzi si diceva del Grifone delle Roveri, bell’esempio di vino poliedricamente sfaccettato: fresco e suadente ma parallelamente profondo e articolato, agile ma allo stesso tempo complesso e strutturato, serbevole e insieme sapido e persistente, si porrà come un campione acclarato nell’ambito della sua vantaggiosissima fascia di prezzo.
(Fabio Turchetti)
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