Una visita presso Anton Maria Coletti Conti sarà pressoché d’obbligo (anche più d’una, in realtà): non solo per la disponibilità del titolare, uno dei veri signori d’animo del mondo del vino, ma anche per toccare con mano tutto ciò che è significato, in tempi non sospetti, credere nel cesanese, nelle sue potenzialità e anche nella rimozione dei vizi di forma e di sostanza che le nuove generazioni avrebbero corso il rischio di portarsi dietro, senza una più spiccata sensibilità verso la salvaguardia ambientale e le moderne pratiche enologiche. Una cantina moderna ed eco-compatibile che trae le sue origini da un’attività familiare cerealicola, poi trainata dal Nostro su percorsi vitivinicoli ormai consolidati. Da lì l’interesse crescente del titolare verso la materia enoica, unito ad un’attenzione sempre più maniacale per le sue uve e il suo territorio: al punto tale di arrivare ad operare selezioni clonali genetiche, in collaborazione con un vivaio francese. Non per nulla Coletti Conti conosce bene il suo pollo: quel cesanese che lui non esita a definire “la bestiaccia”, per le difficoltà che è capace di creare a viticoltori ed enologi. Fra i suoi campioni questo Hernicus: con aromi che muovono dai frutti di bosco alla marasca, dai ricordi balsamici al ginepro, dalle spezie dolci al tabacco. In bocca si confermerà altrettanto elegante, pur se potente e dal solido tannino.
(Fabio Turchetti)
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