Collavini, appunto. Sembra un classico esempio di "nomen omen" quello che scandisce la storia di uno dei più antichi casati del vino, tanto che la sua vicenda enologica inizia a fine Ottocento, con le imprese del fondatore Eugenio. Tante le svolte storiche, ma un anno decisivo su tutti per lo sviluppo dell’azienda è certamente il 1966, quando la cantina viene trasferita a Corno di Rosazzo, con l’acquisto del prestigioso castello dei conti Zucco di Cuccanea. Si tratta dunque di una realtà fortemente radicata nel territorio friulano quella della famiglia Collavini. Dagli anni ’70 al timone c’è Manlio, tra i pionieri della vitivinicoltura regionale, uno dei primi a vinificare il Pinot Grigio in bianco e a spumantizzare la Ribolla Gialla, capace di costruire un’azienda che oggi conta su 140 ettari di vigneto, integrando le parcelle di proprietà con quelle condotte da fidati conferitori, per una produzione media di 1.200.000 bottiglie. Prendiamo, non dal classico portafoglio bianchista della cantina, questo Pignolo 2011, un rosso abbastanza raro e che Collavini declina con una buona dose di personalità. Maturato per cinque anni in barrique, si presenta rubino profondo, quasi impenetrabile. Al naso, ci sono frutti rossi maturi e in confettura, marasca, incenso, sottobosco, cioccolato e vaniglia. In bocca, il vino è imponente, ampio, e serrato nella struttura molto concentrata e densa.
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