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CONGRESSO N. 60 PER GLI ENOLOGI ITALIANI, A TAORMINA DAL 9 AL 12 LUGLIO. INDAGINE SPIEGA LA PROFESSIONE DELL’ENOLOGO: ECCO I REQUISITI RICHIESTI DALLE AZIENDE ... ED ANCORA ALTRE PROPOSTE DEI TECNICI DEL VINO D'ITALIA

Italia
Giuseppe Martelli, direttore di AssoEnologi

La più antica e prestigiosa associazione degli enologi ed enotecnici italiani mette in scena il Congresso n.60, a Taormina, in Sicilia, dal 9 al 12 luglio. Gli argomenti al centro del dibattito? Tecnologia e commercializzazione, aspetti sinergici e fondamentali del settore, sui quali interverranno con i propri contributi molti personaggi famosi, italiani e stranieri. I lavori saranno suddivisi in tre segmenti: “Viticoltura ed enologia che cambiano”, “Il punto sulle nostre esportazioni di vino nel mondo: positività e criticità”, “Analisi sensoriale: non un gioco di parole ma una scienza enologica”.

Tra i relatori ci saranno Giorgio Calabrese, membro dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che presenterà in anteprima il progetto “Viticoltura ed enologia: nuova risorsa per la salute”; Federico Castellucci, direttore generale dell’Oiv, su “Vino: ieri, oggi e domani” sui mutamenti attesi a livello mondiale del settore; Ugo Calzoni, direttore generale dell’Ice, sull’andamento del nostro export nei primi mesi del 2005; Cesare Intrieri dell’Università di Bologna sul tema dell’innovazione tecnologica nell’impresa vinicola; Attilio Scienza dell’Università di Milano sui nuovi strumenti per la definizione potenziale qualitativa dell’uva. Ma ci saranno anche interventi di Donato Lanati dell’Università di Torino, di Sandro Boscaini, presidente del Gruppo Masi, e di Franco Giacosa, enologo di Zonin, che parlerà del naso elettronico.


La curiosità - Professione enologo: ecco i requisiti richiesti

dalle aziende, secondo un’indagine di Assoenologi


Negli ultimi anni è una professione salita alla ribalta: fare l’enologo è agli occhi di molti giovani un lavoro affascinante e movimentato, che alla possibilità di stare in contatto con la natura unisce quella di viaggiare e conoscere nuova gente e nuovi territori. Ma è anche un mestiere difficile che richiede skills ben precise: ecco, secondo una recente indagine di Assoenologi, quali sono i requisiti richiesti dalle aziende.

Innanzitutto, per ben il 90% delle cantine, il requisito indispensabile per assumere un giovane enologo è la sua attitudine pratica, ovvero la capacità di sapere “dove mettere le mani” quando entra in cantina, in laboratorio o nel vigneto. Una caratteristica che purtroppo non viene trasmessa dalla scuola, ancora troppo orientata sul versante teorico. Per il 30% delle aziende è necessario che l’enologo sappia parlare una lingua straniera, prima tra tutte l’inglese. Un’esigenza che sale però all’80% nelle cantine fortemente “export oriented”. Per il 50% delle cantine (una percentuale che sale fino al 70% nelle grandi realtà) indispensabile conoscere l’uso del computer. Fondamentale poi l’indirizzo professionale che un giovane sceglie all’inizio della sua carriera: i primi anni di lavoro sono infatti decisivi, il 75% degli enologi continua dopo i 30/35 anni a fare quello che ha svolto fin dal principio.

Sulle aspettative dei giovani enologi ed enotecnica, invece, sembra che non amino molto lavorare nel vigneto e nel commerciale: per ben il 75% di loro l’unico fine dichiarato è la cantina.

Ma non sono tutte rose all’orizzonte: secondo le previsioni di Assoenologi, il settore nei prossimi anni, assorbirà solo 150 tecnici all’anno (l’offerta supererà le 500 unità). Indispensabile, quindi, ripensare la formazione, concentrando gli sforzi per garantire una preparazione ai più alti livelli.


Le due proposte degli enologi italiani

“Legge revochi Doc se non utilizzate”

“Siamo convinti che sia utile inserire la possibilità di revocare il marchio Doc a quelle aziende che non lo utilizzano per un certo numero di anni”: lo chiede l’Assoenologi, la quale propone di aggiungere questa norma alla modifica della Legge 164/92 sulla classificazione delle Doc. Dopo mesi di confronto, la proposta di modifica della Doc sarà sottoposta al vaglio del Parlamento e la sua approvazione potrebbe non avvenire entro la chiusura della legislatura. L’articolato prevede già alcune modifiche come il rafforzamento del ruolo dei viticoltori, obbligo dell’annata di produzione in etichetta, semplificazione delle procedure amministrative, passaggio per gradi alle più alte fasce: da Igt a Doc a Docg.

“La revoca della Doc - dice Martelli - permetterebbe di eliminare le cosiddette Denominazioni di origine controllata, esistenti solo sulla carta. Infatti, sulle 335 Doc italiane, con una potenza produttiva di 300 mila ettari, solo il 65% percento viene utilizzato. Di queste 90 Doc sfruttano meno del 50% delle loro potenzialità e 7 non hanno mai fatto uscire una sola bottiglia”.

“Allargamento Ue non porterà vantaggi”

“L’allargamento dell’Unione Europea difficilmente porterà vantaggi al settore vitivinicolo italiano”: lo ha detto il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli. “I paesi baltici – spiega Martelli - come Estonia, Lettonia e Lituania, con i loro otto milioni di abitanti hanno una buona capacità di acquisto, non producono vino e sono quindi ricettivi a nuove importazioni. Gli altri Paesi che entreranno, con i loro 67 milioni di abitanti, alcuni dei quali producono vino e sono in fase di sviluppo, oggi non hanno possibilità di spesa. Basti pensare che con i nuovi dieci paesi l’interscambio agroalimentare è stato nei primi sei mesi del 2003 di 350 milioni di euro, di cui solo 19 milioni per il vino”.

Se da un lato la grande distribuzione europea veicolerà l’introduzione dei prodotti tipici in questi paesi, dall’altro le grandi catene sono soprattutto francesi, tedesche, inglesi e americane. “Non avendo noi italiani questi supporti - dice Martelli - ritengo che, nonostante quello che si dice, il percorso non sarà in discesa”. “C’è poi anche la concorrenza - conclude Martelli - con paesi come Slovenia e Repubblica Ceca capaci di produrre un milione di ettolitri di vino e come l’Ungheria che attualmente imbottiglia 4 milioni ettolitri”.

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