“Il vino va narrato e non raccontato”- sottolinea Mattia Vezzola, anima di Costaripa, che sa narrarlo bene con similitudini che evocano sensazioni e memoria collettiva. “Come Marcello Mastroianni, il Groppello affascina perché avvolto dal mistero di colui che parla poco. È suadente ed elegante come un maglione di cachemire indossato dopo una bella doccia, leggero e caldo”. Il Groppello in questione è il complesso Maim, da uve del biotipo Gentile, guidato e coccolato in vigna come in cantina, con macerazione prolungata sulle bucce e poi elevato in vecchie barrique di rovere bianco per 12 mesi e in bottiglia per oltre un anno. Il Groppello è un vitigno raffinato che nel Dopoguerra è stato “martoriato” perché spinto a produrre più del doppio di quanto possa sopportare per maturare i grappoli. Solo negli anni 70 si è ritornati a produrre 1 chilo o poco più a ceppo. 500 ettari in Valtènesi, sulla sponda bresciana del Lago di Garda dal microclima mediterraneo - raccontato in passato, in senso diminutivo, come vitigno da “vinellini” - è coltivato su terreni diversi di origine glaciale. “Lavorare su un solo vitigno - racconta Mattia - consente di scegliere le uve in base ai terreni di provenienza. In questo caso sono le argille a conferire una bella spalla acida”. Lucente e limpido, naso di viola e frutta rossa matura con note pepate e di legno di olivo, al sorso è raffinato, setoso, complesso e lungo.
(Clementina Palese)
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