Nonno Chiarina e nonno Annibale fecero il primo passo nel 1930. Erano i fattori del castello dei Conti Ripa di Meana. Anni in cui Castellinaldo d’Alba era un alternarsi di frutteti, campi, vigne e boschi. Già allora l’uva più diffusa era la Barbera, la preferita dalla Marchesa. La famiglia Cravanzola iniziò così la sua storia vitivinicola. Oggi l’azienda è 35 ettari e 170 mila bottiglie: «Siamo tecnologia e tradizione: attrezzature moderne e solo uve di proprietà» dice Fabrizio, l’enologo e presidente dell’Associazione Vinaioli di Castellinaldo, 22 soci che dagli Anni '90 lavorano per valorizzare la Barbera prodotta su queste colline. «Da sempre, la Barbera è apprezzata anche dai colleghi fuori zona. Trent’anni fa - racconta Cravanzola - un gruppo di produttori ha deciso di auto-disciplinare la propria produzione e di puntare all’eccellenza». L’iter burocratico ha fatto il suo corso e dall’estate 2021 è realtà la nuova sottozona della Barbera d’Alba, che porta il nome del Comune: Castellinaldo doc. Le uve provengono dove il terreno, l’esposizione e la brezza delle colline favoriscono meglio il maturare di questi grappoli. Come a Bricco del Conte, dove la famiglia Cravanzola coltiva il più vecchio vigneto di Barbera con i suoi 65 anni. È una Barbera fragrante con una buona struttura, che resiste bene nel tempo. La amano soprattutto nel Nord Europa. Si abbina bene con la cacciagione e i formaggi stagionati.
(Fiammetta Mussio)
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