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CRISI ECONOMICA E CONSUMO DEL VINO: NIENTE PAURA “QUANDO LE PERSONE HANNO DEI PROBLEMI SI UBRIACANO”. PAROLA DI JOSEPH MANNELLO, PRESIDENTE DELLA BANK OF NEW YORK

Questa battuta di Joseph Mannello, presidente della Bank of New York - capital market e azionista di maggioranza dal 1999 dell’azienda umbra “Pieve del Vescovo”, sintetizza lo spirito pragmatico e ottimistico, tipico della mentalità d’oltre oceano e di un uomo che incarna il classico modello del “self made man”. Di origine calabrese, e quindi, prima di tutto, appassionato e passionale, ha investito nel mondo del vino non solo per interessi economici.

“Sono un grande appassionato di vini e quando mi si è presentata l’occasione di costruire qualcosa in Italia - ci ha spiegato - è stato come un ritorno alle mie origini più profonde. Il vino italiano possiede potenzialità straordinarie e un grande appeal, espresso a pieno anche dalle zone e dalle denominazioni meno conosciute. La sua storia e la sua tradizione non sono un ostacolo, perché creano sempre una scoperta. Gli ingenti investimenti economici, richiesti da una gestione moderna e razionale di un’azienda vitivinicola, servono a fare i grandi vini e, allo stesso tempo, a preservare quella storia e quella tradizione. Il microclima, il terreno e la tradizione dell’Umbria sono ottime, per certi versi affini a quello della Toscana, e mi hanno convinto ad accettare questa nuova sfida. Una sfida che è allo stesso tempo un’esperienza completamente nuova, fuori dai ritmi vertiginosi di Wall Street, in un settore in cui i tempi delle decisioni sono dettati anche dai ritmi lenti della natura”.

In un momento di evidente crisi del mercato del vino, specialmente dei prodotti di alta gamma, la ricetta del Presidente della banca d’affari statunitense è semplice: “Negli Stati Uniti, i grandi vini continuano ad essere comprati dai ricchi. Ma in un periodo come questo, che è segnato da una contrazione generalizzata nei consumi, occorre che anche i prezzi di fascia alta e altissima subiscano una modulazione, che prenda atto, per esempio, del diverso andamento delle annate. Per quanto riguarda, invece, le fasce di prezzo più basse, occorre stabilire una differenziazione nell’offerta, flessibile e capace di interpretare le diverse condizioni economiche. Ed è qui che si gioca la partita più importante in fatto di competizione. Io resto comunque fiducioso: quando la cultura del buon bere, e cioè quella della qualità, che si può benissimo ritrovare già nei vini dagli 8-10 dollari di prezzo, riuscirà a permeare più a fondo le abitudini dei consumatori, le possibilità di incremento nelle vendite di vino diventeranno anche molto rilevanti”.

Sulle possibilità di sviluppo dei suoi investimenti nel mondo del vino italiano, Joseph Mannello resta invece abbastanza prudente: “Per adesso sono completamente assorbito dal progetto “Pieve del Vescovo” sia dal punto di vista personale che da quello economico. L’azienda deve ancora crescere e migliorare ulteriormente la sua qualità. E questo è il mio primo obbiettivo. Se dovessi pensare ad altri investimenti futuri in zone di produzione vitivinicole, penserei alla California, ma solo dopo aver acquisito qualcos’altro in Italia, a Montalcino o a Bolgheri, per esempio. Purtroppo - ha aggiunto - fare affari in Italia è difficile. Esistono troppi regolamenti e le complicazioni burocratiche sono spesso labirinti senza uscita”.

Franco Pallini

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