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DAL 2008 GLI USA SARANNO IL PRIMO MERCATO PER CONSUMI. CON VINITALY, IL VINO ITALIANO INCONTRA STAR SYSTEM BEVERLY HILLS

Nel 2008 gli Usa saranno il primo mercato al mondo per consumo di vino. Lo afferma la ricerca della società di analisi DataBank, realizzata in occasione di Vinitaly Us Tour, organizzato da Veronafiere a Boston, Chicago e Los Angeles dal 24 al 28 ottobre, dove sono presenti le principali regioni vitivinicole italiane, del Nord e del Sud (in particolare Sicilia, Sardegna, Puglia, Campania, Molise, Basilicata, Calabria).

Secondo DataBank, specializzata in ricerche di settore, "le imprese devono adottare incisive politiche di marketing, volte a contrastare il crescente successo di vini provenienti da Australia, Argentina, Cile. Il rapporto qualità-prezzo e la dimensione aziendale giocano un ruolo fondamentale nelle politiche di marketing e nel successo futuro delle rispettive produzioni enologiche". Il primato dei vini italiani, in quantità e valore, conquistato negli anni recenti, non deve indurre a facili trionfalismi. Soprattutto in un mercato come quello statunitense, ancora giovane, soggetto fortemente al fattore moda e in continua espansione: complessivamente, dal 1993 al 2004, le vendite di vino negli Usa sono passate da 11 a 23,2 miliardi di dollari.

"Il nostro obiettivo", afferma Luigi Castelletti, presidente di Veronafiere, "é far diventare Vinitaly l'immagine del vino italiano negli Usa. Da quarant'anni siamo presenti col nostro marchio sul mercato ed esportiamo la manifestazione, oltre che in Cina, Giappone, India, Russia, anche negli Stati Uniti d'America con incontri mirati nelle principali città americane: da San Francisco a Miami, da New York alle tappe 2005 di Boston, Chicago e Los Angeles. E con essa esportiamo la cultura, lo stile, il sapore dei prodotti italiani".

Iniziative che hanno visto in questi giorni la partecipazione di oltre 1500 operatori tra buyers, ristoratori e giornalisti, e che nel prossimo fine settimana a Los Angeles coinvolgeranno l'intera comunità enologica californiana con wine tasting, workshop e anche con una serata di Gala a Beverly Hills nella quale Vinitaly fa incontrare il mondo del cinema americano ed il vino italiano consegnando al regista Alexander Payne il Premio Internazionale Vinitaly 2005 per il film Sideways.

Cosa pensano alcuni dei maggiori opinion leader sulle strategie da seguire per incrementare costantemente la quota mercato e l'appeal dei vini nazionali sul mercato più importante, nel presente e nel futuro? Sergio Vento, ambasciatore italiano negli Usa, crede nella grande potenzialità degli autoctoni e dei vini del sud. "Evidenziare le particolarità autoctone", afferma, "é un modo per contribuire ad aumentare le importazioni e i consumi di vino italiano". Anche per Tom Hyland, uno dei massimi writer di vino italiano e consulente nel campo della formazione, "il vino italiano del Sud e delle isole, sia bianco che rosso, dal Vermentino al Nero d'Avola, con un buon rapporto qualità-prezzo sta riscuotendo un notevole successo e rappresenta sicuramente una carta importante per potenziare la presenza italiana sugli scaffali dei negozi americani e sulle tavole dei ristoranti". Per Tony May, del ristorante San Domenico di New York, uno dei locali più conosciuti dell'Italia enogastronomica negli Usa, "il giusto rapporto qualità-prezzo della bottiglia, il corretto abbinamento costo del vino in rapporto al piatto ordinato, unitamente alla ricerca di continue novità enologiche da proporre ai clienti" sono le regole da seguire nella ristorazione per potenziare la presenza dei vini di Enotria. Leonardo Lo Cascio, presidente di Winebow, azienda importatrice di vini italiani sottolinea che "le bottiglie tricolori godono negli Usa dei benefici di una cultura che molti americani amano, da cui si sentono attratti e che vogliono vivere attraverso i prodotti made in Italy. Ogni anno il trend di vendita aumenta del 3-4%, nonostante il mercato sia altamente competitivo. La promozione è in questo senso fondamentale ed un fattore vincente sul mercato".

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