Ha un timbro moderno il Barolo Brunate 2019, che profuma di viola, piccoli frutti rossi maturi, liquirizia, spezie e toni tostati. In bocca, il sorso è pieno e tendenzialmente morbido, dai tannini serrati che scandiscono uno sviluppo avvolgente e che termina in un finale dai rimandi ancora fruttati e tostati. L’attività della cantina inizia nel 1890 quando Giuseppe Borgogno, bisnonno degli attuali proprietari, iniziò a produrre le prime bottiglie. La proprietà passò poi al genero Giacomo Damilano, che le ha dato l’assetto attuale. La quarta generazione, composta da Paolo, Guido e Mario Damilano è oggi alla guida di cantina e vigneti, rinnovando stile e immagine della casa e spostando in avanti l’asse della qualità, con un apporto di modernità soprattutto sul piano della cifra stilistica delle etichette aziendali, rappresentato, soprattutto, dall’uso del legno piccolo in fase di affinamento. L’azienda può contare su un patrimonio viticolo di 53 ettari a vigneti, per una produzione che sta in media sulle 350.000 bottiglie annue. E se la parte da leone è giocata dal Barolo (l’azienda possiede parcelle di vigneto nei Cru Cannubi, Brunate, Cerequio, Liste e Raviole, oltre che a Barolo, Grinzane Cavour, Novello e Monforte d’Alba), anche il resto dell’articolata gamma delle etichette, che comprende anche Langhe Doc, Barbera d’Asti e due Metodo Classico, possiede una rassicurante costanza qualitativa.
(fp)
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