C’era una volta, nel 1785…
Sì, avete letto bene: tutto ebbe inizio allora, oltre due secoli fa, coinvolgendo generazioni su generazioni fino a che, per tanti motivi intrinseci ed estrinseci all’attività, un velo di pigrizia s’è man mano posato su questa cantina, sempre più percorsa da routine, pigrizia e approssimazione. Fino a quando Stefano Papetti, la moglie Nicoletta e la cognata Lucrezia si sono rimboccati le maniche per riguadagnare il tempo perduto, occupandosi non soltanto di Bacco ma anche di pasta, farine e olio d’oliva, aumentando man mano negli anni la quantità di vino imbottigliato in proprio. Siamo fra mare e monti: fra Adriatico e Appennini, per la precisione, con Maiella e Gran Sasso a svettare sulle colline di Loreto Aprutino. In cantina solo legno e cemento, senza la presenza dell’acciaio, con il minor intervento possibile da parte dell’uomo: ma ancor prima di questo va sottolineato quanto succede in vigna, improntata al più integrale rispetto della natura e alla condivisione della filosofia biodinamica. Una batteria complessiva da assaggiare in toto, quella aziendale: in questo caso, però, l’attenzione si è posata in particolare su questo Pecorino, croccante e polputo al contempo nella sua alternanza morbida e agrumata, sapida e fruttata, profonda e dinamica. Basata sulla squillante acidità tipica del vitigno: pronunciata e sostenuta pur se ben fusa al resto.
(Fabio Turchetti)
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