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ECCO LE MODIFICHE AL DISCIPLINARE DEL NOBILE DI MONTEPULCIANO: MENO CANAIOLO, RIDUZIONE AL 5% DEI VITIGNI A BACCA BIANCA PER IL NOBILE, OBBLIGATORIETA’ DEI CONTROLLI SULLO “SFUSO” DESTINATO ALL’IMBOTTIGLIAMENTO FUORI ZONA

E’ approdato, in questi giorni, all’esame del Ministero delle Politiche Agricole, il pacchetto di modifiche al disciplinare di produzione del Vino Nobile di Montepulciano, una delle storiche denominazioni dell’Italia del vino.

Gli adeguamenti riguarderanno diversi aspetti, a partire dal ridimensionamento del ruolo del “Canaiolo”, non considerato un vitigno di riferimento per la produzione del Nobile. Limitato ad un massimo del 5% l’uso delle uve bianche per il Nobile, ormai una pratica da tempo abbandonata per la produzione dei rossi locali, ma necessaria per la produzione del prezioso Vin Santo di Montepulciano. Resta invariata la percentuale minima di Sangiovese (detto “Prugnolo Gentile” a Montepulciano, il vitigno principe del territorio e che, nel primo disciplinare degli anni ’50, era previsto tra il 50 e il 70%), con un minimo del 70% fino ad un massimo del 100%.

Sono semplificate le norme che disciplinano l’utilizzo di vitigni complementari, lasciando così maggiore flessibilità ai produttori negli anni a venire, in quanto è convinzione del Consorzio che a connotare il vino a Montepulciano debbano essere sempre più il territorio, la serietà dei produttori e la trasparenza verso la clientela. In questo senso vanno anche le scelte di autodisciplinare la limitazione delle produzioni nelle annate difficili, così come la formalizzazione dell’obbligatorietà dei controlli dei movimenti di vino sfuso che lasciano la zona di produzione per essere imbottigliati in ambito regionale (il Consorzio del Nobile è uno dei primi in Italia a renderlo obbligatorio).

“Mantenere il nuovo disciplinare nell’alveo dei disciplinari storici di Montepulciano - spiega il presidente del Consorzio, Federico Carletti - resta uno dei punti di partenza di questo lavoro di modifica, insieme al preservato concetto di qualità e territorialità che deve continuare ad essere il valore aggiunto del nostro vino. L’identità di Montepulciano si riconoscerà sempre più da quel che sarà nelle bottiglie di Vino Nobile, senza perciò inseguire le variabili tendenze del mercato. Al Consorzio siamo convinti che si debba lasciare spazio ai produttori di continuare ad interpretare il territorio in maniera seria ed appassionata - conclude Carletti - lasciando ai consumatori ed ai critici il giudizio su quali tra i nostri vini siano i migliori, certi che gli adeguamenti al disciplinare contribuiranno a migliorarli ancora”.

Il primo Disciplinare di Produzione del Vino Nobile di Montepulciano è datato 1966 e aveva subìto l’ultima modifica nel 1999. Da allora la percezione del vino è cambiata, di pari passo con l’evolversi della tecnologia in vigna e in cantina e con una attenzione sempre più formata da parte del consumatore.

Un’apposita Commissione Qualità, negli ultimi due anni, ha dato vita alla proposta che il 30 luglio è stata sottoposta al Ministero della Politiche Agricole per l’approvazione. Il lavoro si è svolto attraverso un’attenta analisi di quello che era “il vigneto Montepulciano”. In questa fase, la Commissione ha verificato lo stato dei vigneti (altitudine, declività e l’anno d’impianto, oltre alla composizione del terreno, la densità degli impianti e la composizione varietale ed ampelografica). E’ stata compiuta anche un’approfondita analisi dei mercati degli ultimi 10 anni, il tutto considerando anche la qualità dei prodotti attraverso numerose sedute di degustazione.

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