Emidio Pepe fa il vino come nel 1964, quando cominciò ad imbottigliare le sue etichette, ma il suo lavoro, in tempi di flussi e riflussi storici, di riflessioni e di discussioni sui massimi sistemi enoici come quelli attuali, probabilmente, non è mai stato così tanto valorizzato come adesso. E al contrario di quanto si dice in questi casi, il tempo trascorso, benché sia molto, non ha in fondo portato a mutazioni produttive di rilievo, che, anzi, continuano a svolgersi nel nome della tradizione più ortodossa. Siamo sulle colline di Torano Nuovo nel Teramano dove dimorano i 15 ettari di vigneto aziendale, coltivati con i criteri della biodinamica, per una produzione di 80.000 bottiglie. Oggi, l’unica novità di rilievo è rappresentata dalle nuove generazioni di questa dinastia enoica: ci sono a dar man forte al fondatore le figlie Daniela e Sofia, affiancate dalla nipote Chiara, che portano avanti fermamente questa tradizione così unica e così radicata. Tanto semplice, quanto rara. Accanto alla biodinamica nel vigneto, alle fermentazioni spontanee in cantina, nessuna chiarifica o filtrazione, affinamento solo in cemento e poi in bottiglia. Ecco allora il Montepulciano d’Abruzzo 2017 in una versione particolarmente ricca e matura, nella sua tipica veste aromatica speziata e fruttata su toni di pepe e incenso. In bocca, il vino è denso, succoso e articolato, con davanti a sé ancora molta vita.
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