Ci sono persone che ad ascoltarle si percepisce perfettamente che sanno di cosa parlano. Di solito vanno a braccio e quasi mai si limitano a monocromie tematiche. Ma la passione che muove il loro corpo e voce non deve abbagliare: le parole che usano sono accuratamente scelte, come le strade che han dovuto lasciare per intraprenderne altre. Magari in principio seguendo l'istinto, ma poi ragionandoci sopra, acquisendo profondità di campo. Ecco, questa profondità di campo, Enrico Druetto l'ha applicata anche in vigna. Ripresa l'azienda del nonno nel 2010, ha deciso di accudire non solo la Barbera, ma anche tanti altri vitigni autoctoni in via di estinzione, che i contadini di una volta apprezzavano perché rendevano più complete le caratteristiche della Barbera e che oggi sono la testimonianza della vivacità vegetale e umana che caratterizzava una volta la “costruzione” di un vigneto: Slarina, Moscato di Terracina, Baratuciat, Lancellotta, Lambrusca Alessandina e via via a completare la complessità dei vini di Enrico. Nemmeno 10.000 le bottiglie prodotte annualmente (distribuite da Originalitalia), “senza fretta” in vigna, accompagnti in cantina: vino che “travaso quando me lo chiede, imbottiglio quando me lo permette”. Val la pena andare a trovarlo ad Alfiano Natta, nel Monferrato Casalese, per farsi disegnare dal vivo anche questo Morej 2016: profondo e succoso, fruttato e mentolato, caldo e freschissimo, concentrato e, sì, lievissimo.
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