La promozione alla Docg dell’Albana nel 1987, suscitò all’epoca, nel 1987 per essere precisi, più di qualche borbottio di protesta. Assieme alle rese in vigna veramente generose concesse dall’editto, le lamentele si concentravano sul carattere del vino, sovente magro e acido e piuttosto neutro, sia al naso che al palato. Non sembrava affatto degno di essere il primo vino bianco Docg del paese. La produttrice che, in un certo senso, prese il toro per le corna e decise, ammettendo queste problematiche ma cercando il sistema di superarle, era Cristina Geminiani della Fattoria Zerbina. Vignaiola di superiore cultura e preparazione (le Università di Milano e di Bordeaux), arrivò rapidamente alla conclusione che solo l’impiego di uve attaccate dalla botrytis cinerea, la cosiddetta muffa nobile, avrebbe potuto insufflare carattere e personalità in questi vini. Il risultato è stato la produzione, in seguito, di alcuni dei maggiori vini dolci d’Italia. Tecnica poi trasferita anche al Tergeno, vino che assomiglia, per certi aspetti, ai vini della Loira (i Vouvray) e dell'Alsazia. Prodotto dal 40% di uva vendemmiata tardi con la muffa nobile e il 60% con albana da vinificare come vino bianco secco, questa proposta aggiunge la dolcezza aromatica di frutti e spezie tropicali ad una nuova ricchezza e ampiezza in bocca, senza sacrificare l’acidità vibrante del vitigno. Vino assolutamente convincente.
(Daniel Thomases)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024