È stata la prima creazione di Giulio Ferrari, con un nome che puntava già in alto. Un Blanc de Blancs di inizio '900 che ha creduto fin da subito allo Chardonnay targato Trento Doc. Oggi la bottiglia cambia veste grazie a una nuova grafica che accentua il nero, senza dimenticare il bianco - i due colori della casa - e aggiunge una nota di rosso decisa. L'effetto è quello dell'eleganza discreta, una cifra stilistica della famiglia Lunelli. La forza di questa bottiglia è sempre stata nella sua versatilità. Prova n'è stata la festa organizzata dalla famiglia di viticoltori trentini a Milano per il lancio del restyling: dai paccheri di Da Vittorio di Brusaporto, alla pizza dei Fratelli Salvo di San Giorgio a Cremano passando per il Pan Polpetta, ogni piatto ha trovato un perfetto compagno in un calice di Maximum che gioca tutto sulla freschezza e la fragranza dell'uva, pur affinando 36 mesi sui lieviti. Non a caso è anche un vino molto premiato, come è accaduto nell'ultima edizione del concorso internazionale The Champagne & Sparkling Wine World Championships. Piace perché ha una beva comprensibile, duttile, con una leggera nota di frutta matura e sentori di crosta di pane e nocciola. Si sente che è un vino di montagna, non a caso i Lunelli stanno investendo sempre più sull'alta quota per i loro vigneti. Della linea esistono anche le versioni Rosé e Demi-Sec.
(Francesca Ciancio)
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